“In gioco c’è il futuro del paese”: ha proprio ragione la segretaria generale della CGIL Susanna Camusso nel dire che la manovra straordinaria che Berlusconi e la Lega stanno tentando di partorire non riguarda solo l’oggi, ma il futuro della società italiana.
Sotto la spinta dell’emergenza, occultando i veri contenuti reazionari della operazione di bilancio, il governo vuol dare un colpo definitivo allo stato sociale ed alla democrazia italiana. Viene cancellato il contratto collettivo nazionale, viene introdotta la possibilità di licenziare, viene abolito il diritto di sciopero, il riposo di fine vita viene compresso mettendo illegittimamente in discussione diritti acquisiti, con la benedizione della Marcegaglia che d’altra parte ritiene ingiusto tassare i grandi redditi.

Vengono messi in discussione gli istituti rappresentativi dell’ordinamento democratico: dietro i tagli alla politica, e non ai privilegi, si nasconde maldestramente l’interesse ad impedire la partecipazione dei cittadini, tutti e non solo dei ricchi, alle scelte politiche ed amministrative che li riguardano. In una fase del tragicomico percorso si è pensato anche di cancellare dal calendario le date storiche che simboleggiano i valori fondativi della democrazia italiana (Liberazione, Lavoro, Repubblica) senza che ne derivassero risparmi, salvo poi aver fatto marcia indietro in un gioco esasperante e farsesco di annunci e smentite, tra una cena ed un pranzo a casa di Berlusconi.
Pagano i soliti noti, quelli che pagano da sempre i profitti speculativi della finanza e del capitalismo parassitario italiano: i lavoratori dipendenti. E quanti il lavoro lo hanno perso o non ce l’hanno sono abbandonati a loro stessi.

Manca solo la tassa sul pane.

Bonanni ed Angeletti appaiono responsabilmente complici dell’azione reazionaria che il governo sta portando definitivamente a compimento sul lavoro, annullando completamente il mandato sindacale a cui dovrebbero essere vincolati. Ne sono prova le migliaia di iscritti e perfino dirigenti di CISL e UIL che hanno annunciato l’adesioni allo sciopero indetto dalla CGIL.
La manovra è inaccettabile, e non è possibile valutarla con indulgenza perché magari si prende tempo sull’abolizione delle Province e dei piccoli Comuni.
Sono i cittadini italiani, ad iniziare dalle famiglie, dai pensionati, dai giovani, dai lavoratori ad essere massacrati da questi provvedimenti.

Aderisco pienamente e convintamente allo sciopero generale del 6 settembre prossimo, insieme alle centinaia di migliaia di italiani che martedì saranno nelle piazze per dire no alla manovra che il Parlamento approverà nella stessa giornata.
Continuerò a lavorare perché la politica, specialmente a sinistra, si schieri senza ulteriori indugi a protezione dello stato sociale, a difesa delle classi sociali e delle persone più deboli che ormai, in questa asfissiante stretta del neoliberismo europeo, vengono considerate “carne da macello” a cui togliere ogni diritto, anche quello minimo del vivere ed invecchiare dignitosamente, pur di salvaguardare i privilegi dei ricchi e degli speculatori.

Orfeo Goracci
 

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