Nel corso della trattativa con le forze sindacali sull’asilo nido Rodari sono stati forniti tutti i dati di carattere tecnico e giuridico a sostegno delle posizioni di buonsenso dell’Amministrazione (compresi pareri e sentenze) ai quali non è stata fornita alcuna controdeduzione di merito. Di seguito riportiamo alcune precisazioni.

1. La scelta dell’Amministrazione di mantenere la gestione interamente pubblica del servizio non può essere messa in dubbio, in modo gratuito, come sembra voler fare il rappresentante della CGIL. A Marsciano poi, diversamente da altre città umbre, si è rinunciato, finora, ad aumentare il rapporto tra bambini ed educatrici. Tutto ciò nonostante la presenza giornaliera di bambini sia di molto inferiore (mediamente di un 20%) al numero degli iscritti, data la naturale frequenza di indisposizioni. Quel rapporto quindi vale solo sulla carta e tuttavia da noi non viene modificato. Tale scelta ha come costo quello di rinunciare ad inserire almeno altri 4 bambini che confidiamo potranno trovare posto all’interno del sistema dei nidi convenzionati che contribuiscono, anch’essi, a fare di Marsciano un punto di eccellenza in Umbria sulle politiche per l’infanzia.

2. Per l’assunzione della sesta educatrice è stato chiarito che essa avverrà alla fine dell’inserimento dei bambini, ovvero tra la fine di settembre e i primi di ottobre, quando il nido sarà a pieno organico di utenti.

3. Il CCNL (Contratto collettivo nazionale di lavoro) prevede, per tutti i dipendenti comunali, un orario di 36 h settimanali (riducibili a 35 solo in presenza di particolari condizioni). Ci è stato chiesto di stipulare un accordo che prevedeva di lavorare 33h (scarse) settimanali. Le 30 a cui fa riferimento Fumanti, si riferiscono esclusivamente al contatto diretto con i bambini ma non ad altre attività previste dal Contratto stesso (contatto con le famiglie, formazione e aggiornamento, valutazione, altre attività all’interno dell’Ente conformi all’inquadramento giuridico del personale ecc). Tutto ciò chiarisce che è del tutto fuori luogo imputare a noi la volontà di non rispettare il Contratto di lavoro.

4. È singolare l’insistere sul fatto che vadano contate tra le 42 settimane a contatto con i bambini anche quelle di Natale e Pasqua in cui il Nido è chiuso.

Quanto avviene in altre città (basta aprire un giornale qualsiasi) conferma, al contrario di quanto si dice, che possono essere proprio letture anacronistiche e rigide a mettere a rischio, in una fase di tagli e di divieti di assunzioni imposti dal Governo, la prosecuzione del servizio con una gestione interamente pubblica. E conferma che esistono ancora molte resistenze alla necessità che sia la Pubblica Amministrazione a conformarsi ai bisogni delle comunità e non più viceversa.

In conclusione nessun diritto sindacale viene violato o messo in discussione. Nessuno manca di riconoscere l’alto livello qualitativo del servizio del Nido pubblico.
Auspichiamo che prevalga il senso di responsabilità unito ad una lettura aggiornata anche delle problematiche contrattuali del pubblico impiego, tanto più necessaria nell’attuale fase economica e sociale. L’attacco al pubblico impiego non viene portato da noi ma da norme nazionali che ne mortificano il valore. Se si vuole rispondere a questo occorre conquistare un nuovo consenso sociale dimostrandosi capaci di innovare e di superare concezioni datate e autoreferenziali. Su basi nuove e ragionevoli siamo pronti a riprendere la trattativa in qualsiasi momento, senza alcuna preclusione non essendo nostra intenzione alimentare alcuna polemica. In questo quadro qualsiasi azione che metta a rischio il corretto avvio del servizio sarebbe incomprensibile a noi e alla cittadinanza che, con le proprie tasse e rette, lo paga.
 

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