Di Ciuelai

PERUGIA - L’Italia, che cammina a passo di lumaca, sta staccando l’Umbria. Stiamo diventando la Regione del giorno prima. Dopo settimane di “chiuso per ferie”, si riuniscono i parlamentari e gli “stati generali”, per discutere dell’ipotesi di soppressione della Provincia di Terni, che è notizia di un anno fa.

E mentre si sta parlando, di riequilibrio territoriale con il capoluogo, di emendamenti stralcio alla manovra, si scopre che il Governo ha “ciccato” anche quella di Perugia. Preoccupazione doppia? No sospiro di sollievo : “mal comune è mezzo gaudio” e patata bollente rinviata di qualche mese. Intanto anche le cose di casa nostra languono. La riforma endoregionale è ancora ferma ai box. Si fanno trapelare notizie su “sforbiciate” sontuose di enti intermedi, Asl, commissioni e strutture di secondo grado.

Chiacchiere, perchè l’unica cosa certa è che il relativo disegno di legge non sarà pronto prima di fine ottobre. Tenuto conto dei tempi di discussione, Il Consiglio potrebbe licenziare la riforma non prima della metà del 2012, sperando che la profezia dei Maia non si sia ancora avverata. Tutto fermo? No gli argomenti di discussione non mancano. Il dibattito politico, negli ultimi giorni si è infatti animato su due cosette che, credetemi, sono al centro delle preoccupazioni di famiglie, cittadini e lavoratori : a chi assegnare, dando già per morto il povero Brega, la Presidenza del Consiglio Regionale e, soprattutto, chi era presente al tavolo, di una presunta cena, in un ristorante di Ponte San Giovanni.

Una settimana piena di palpitazioni e vissuta col batticuore, aspettando smentite del tipo : “io a mangiare non c’ero e se c’ero servivo”. Precisazioni che, fortunatamente sono arrivate, alleviando le sofferenze di noi poveri mortali. Tutto questo mentre i ticket sanitari venivano “assegnati” alla povera gente, senza ombra di alcuna smentita. Anzi, per precisione, smentendo le dichiarazioni di qualche settimana fa, secondo le quali, da noi, non sarebbero stati mai applicati. Eppure questo non è tempo “da tartarughe”, ma il momento di diventare “Ghepardi”.

E’ tempo di accelerazioni brusche, per cogliere una opportunità irripetibile per L’Umbria. Diventare protagonista nazionale del cambiamento istituzionale. Si potrebbe dimostrare che abbattendo l’apparato clientelare, usando il criterio dell’utilità pubblica e governando nel solo interesse della famosa “gente”, siamo in grado di realizzare un modello da portare ad esempio e, perché no, da esportare ad esempio. Impossibile? No è già successo nella fase costituente delle Regioni, quando tutti copiavano le leggi della minuscola Umbria. Ma questo significa determinare un necessario punto di svolta. Significa rimettersi in gioco rinunciando al consenso “certo” dei sistemi di potere a quello “incerto” e tutto da conquistare, dell’azione politica. Infine, significa verificare se la nostra classe dirigente è all’altezza di questo compito.

Perché dimostrare che “Piccolo è bello” efficiente ed efficace, potrebbe, infine, anche essere l’ultima ancora di salvataggio, per una regione sempre più triste, che sembra non reagire con lo spirito e l’energia giusta, alle ripetute ed insistenti minacce di morte.

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