Casa Scajola/ L’ex ministro indagato per finanziamento occulto al partito
ROMA - Violazione della legge sul finanziamento dei partiti politici. Questa l'accusa che è stata ipotizzata a carico dell'ex ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola. La contestazione degli inquirenti della Procura di Roma è connessa all'acquisto, da parte dell'esponente Pdl, di un appartamento in via del Fagutale, poco distante dal Colosseo. Gli accertamenti, avviati nei mesi scorsi, sono stati sviluppati dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di finanza.
Secondo quanto si è appreso il fascicolo, rubricato a Roma, per questo "episodio", chiama in causa il solo Scajola. I magistrati della Capitale hanno sviluppato le verifiche e le indagini, sulla base degli atti trasmessi dalla Procura di Perugia.
Il procuratore capo Giovanni Ferrara e l'aggiunto Alberto Caperna coordinano ulteriori indagini che sono state avviate sulla cosiddetta 'lista' di favori attribuita all'imprenditore Diego Anemone.
Per la vicenda dell'appartamento di via del Fagutale 2, Claudio Scajola si dimise da ministro dello Sviluppo economico nel maggio dello scorso anno. Secondo quanto ricostruito dall'accusa, l'abitazione, oltre 200 metri quadri al primo piano, fu comprata da Scajola il 6 luglio 2004 dalle sorelle Barbara e Beatrice Papa e pagata ufficialmente 610mila euro. Secondo quanto accertato prima dalla Procura di Firenze, e poi da quella di Perugia, quell'appartamento fu pagato in realta' un milione e 700mila euro e la differenza di 900mila euro fu messa da Diego Anemone, attraverso l'architetto Angelo Zampolini. Quest'ultimo ha confermato sottolineando di essere stato lui a consegnare i 900mila euro, in ottanta assegni circolari della Deutsche Bank, alle sorelle Papa.
A loro volta le due propriatarie, ascoltate dagli uomini della Guardia di Finanza, hanno riferito che gli assegni circolari vennero consegnati loro da Scajola al momento della vendita della casa. Le sorelle hanno inoltre sostenuto di non conoscere Zampolini ne' l'effettiva provenienza del denaro consegnato.
L'appartamento, messo in vendita dall'esponente del Pdl dopo il clamore destato dalla vicenda, era un vero gioiellino nel centro di Roma, composto da tre stanze da letto e tre bagni, una cucina, un luminoso salone in un ambiente aperto, un disimpegno ed un locale aggiuntivo ricavato da una veranda chiusa. Il tutto con vista Colosseo. Le pareti erano piene di quadri d'autore, con lussuosi tappeti e lampade con luci calde.

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