Gualdo T./ Merloni in consiglio comunale, per commissario unico e nuova fase
Nonostante le ricorrenti e periodiche sollecitazioni che forze politiche e sindacati buttano là sulla vertenza Merloni, la vicenda, dopo il prevedibilissimo abbandono delle trattative da parte di MMD, si è reinfilata nel suo solito cono d'ombra. Con l'ordine del giorno che abbiamo presentato all'esame del consiglio comunale di martedì 30 agosto vorremmo invece riaprire un confronto serio, su base territoriale, sull'attuale stato dell'arte, senza lasciar cadere nel solito ozioso vuoto la nostra proposta per la rimozione dei tre commissari e per l'apertura di una nuova fase nella vertenza. La prima cosa da fare per restituire credibilità ad un percorso di soluzione della vertenza Merloni è a nostro avviso la rimozione dei tre commissari dal loro incarico.
Le due Regioni Umbria e Marche debbono pretendere dal Ministero dello sviluppo economico la chiusura di questo ciclo di gestione commissariale e debbono formalmente avanzare la proposta di un regime a commissario unico individuato e selezionato proprio dalle Regioni con la condivisione delle parti sociali. Parimenti è necessario rompere ogni indugio e va messa a punto e riconsiderata la strategia per salvare la Merloni elaborando un progetto industriale nuovo ed alternativo che punti dritto alla riconversione radicale dell'azienda. Occorre aprire una nuova fase per la Merloni che verifichi da subito le eventuali disponibilità delle forze economiche e sociali "sul territorio" e nel contesto delle due Regioni, quali ambiti privilegiati della riconversione, che possa essere sostenuta da un programma straordinario per l'accesso al credito sciogliendo il nodo del sostegno necessario del sistema creditizio, che possa contare e fare perno su una concreta disponibilità delle risorse e degli strumenti previsti nell'Accordo di programma da sbloccare immediatamente e che possa costringere una volta per tutte il governo ad un nuovo intervento pubblico nell'economia e a coadiuvare attivamente e con ogni altra misura necessaria di indirizzo e di incentivo, economico, fiscale, infrastrutturale e finanziario tutti i soggetti del territorio per un progetto che nel territorio rinasce, nel territorio affonda le sue radici, nel territorio promuove un nuovo mercato e nel territorio ricolloca le relative e più innovative produzioni, al territorio chiede di reagire con più coraggio. E tutte queste attività vanno coordinate da un commissario unico che operi anche "in loco", disponga di ampli poteri economici e decisionali sostitutivi di quelli normalmente esercitati dal governo e risponda anche e direttamente alle Istituzioni regionali.
Per riportare il Governo ai suoi doveri di politica industriale è necessario pretendere e costruire "in loco" questo progetto ed occorre la volontà, la consapevolezza e la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori, delle Regioni e degli Enti locali a svolgere questo ruolo non certo facile di protagonisti. Continuare solo a chiedere che la vertenza sia nazionale pur constatando le volontà, le determinazioni e le incapacità del Governo e non dire con quali strumenti, tempi ed obiettivi si intenda riempirla di contenuti, è un modo come un altro per perdere tempo, svilire il proprio ruolo, fare esclusivamente tattica politica e contare solo sul pannicello caldo di una prossima, ultima e non scontata proroga della cassa integrazione. In assenza di questo coraggio, di questa capacità di mobilitazione e di questa proposta di soluzione, risulta ben facile a tutte e a tutti immaginare il dopo.
La scadenza del regime di cassa integrazione ci pone dunque di fronte alla necessità di definire e di accellerare un nuovo, vero e più concreto tentativo di soluzione per il rilancio di questo patrimonio industriale e del suo indotto, per la salvaguardia dei posti di lavoro e per il mantenimento del presidio industriale nel nostro territorio. Ed è proprio a questo fine che il nostro ordine del giorno su cui vorremmo che il consiglio comunale si pronunci positivamente tenta di delineare una rotta possibile che possa contare sul sostegno delle Istituzioni territoriali e che sembra essere finalmente, ancora timidamente, presa in considerazione dalle stesse Organizzazioni sindacali.
Con il nostro documento ci proponiamo così di impegnare il Sindaco e la Giunta a sollecitare la rimozione dei tre commissari straordinari della Merloni dal loro incarico e la loro sostituzione con un regime a commissario unico individuato e selezionato proprio dalle Regioni con la condivisione delle parti sociali che operi anche "in loco", disponga di ampli poteri economici e decisionali sostitutivi di quelli normalmente esercitati dal governo e risponda anche e direttamente alle Istituzioni regionali. Di conseguenza invitiamo il Sindaco e la Giunta a promuovere immediatamente presso il Tavolo istituito a livello regionale e presso il Tavolo dei Sindaci del territorio, l’apertura di una nuova fase nella vertenza Merloni che possa salvaguardare questo grande patrimonio industriale ed il suo importante indotto grazie ad un progetto industriale nuovo ed alternativo che punti alla riconversione radicale dell'azienda. Su questa base e a questi due fini impegniamo Sindaco e Giunta a chiedere la convocazione immediata del Tavolo regionale per la Merloni per lo sblocco e la mobilitazione altrettanto immediata delle risorse e degli strumenti previsti nell’Accordo di Programma.
In una fase economica, sociale e politica così incerta e delicata e alla vigilia di una manovra lacrime e sangue che attacca lavoro e stato sociale così come sancisce il definitivo ritiro dello Stato dal governo dell'economia e da qualsivoglia impegno di politica industriale, il nostro impegno affinchè sulla Merloni si giunga ad un'ipotesi di soluzione non si esaurisce certo nell'attività pur importante di proposta e di mobilitazione istituzionale. Sulla nostra proposta di commissario unico e di nuova fase costruiremo infatti un'iniziativa politica e sociale che culminerà, nel mese di ottobre, nell'assemblea pubblica sul tema: "Merloni: prendiamoci la fabbrica!", dove il titolo non inneggia certo alla collettivizzazione, ma dà il senso di come sia necessario ribaltare completamente l'approccio fin qui seguito in questa vertenza in favore di nuove direzioni di politica industriale che ripartano dal territorio e dai suoi capitali umani, produttivi, cognitivi e sociali, senza dismettere la pretesa che da un governo serio, possibilmente nuovo, proprio oggi e alla prova della grande crisi, possa giungere un segnale concreto di intervento attivo nell'economia e un cambiamento radicale delle sue politiche economiche e sociali.
Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

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