di Cesare Carini* Segr.prov.Psi

L’obiettivo di sistemare i conti pubblici non può prescindere dalla

necessità di mettere mano alle riforme strutturali che permettano

di rilanciare l’economia, incentivare le imprese e sostenere le

famiglie.

La recente crisi finanziaria ha dimostrato l’assenza di un Governo

in grado di anticipare il futuro e di fronteggiare l’emergenza.

In tempi non sospetti, i socialisti furono i primi a comprendere

che occorreva una governance mondiale dell’economia ed un

ripensamento del rapporto tra Stato e mercato.

La crisi si fronteggia con gli strumenti del riformismo e non con i

provvedimenti d’urgenza.

Il vero limite della manovra sta nel fatto che occorreva anticipare

la crisi, consentendo una discussione più ampia sui provvedimenti

da adottare.

In definitiva, le misure proposte - in assenza di progetto di

sviluppo per il paese che preveda la riduzione della tassazione sul

lavoro ed un piano di privatizzazioni e liberalizzazioni - rischiano

di rivelarsi inique e sbagliate per il paese.

Semmai si sarebbe dovuto incidere sul recupero dell’evasione

fiscale, sui grandi patrimoni e soprattutto sugli alti redditi come

2

conferma

di

in Francia, ove è stata prevista una tassazione straordinaria del

3% sui i redditi da lavoro e da capitale annui superiori a 500 mila

euro.

Anche sul fronte del taglio dei costi della politica, le misure

proposte non sembrano rispondere a criteri meritocratici.

In particolare, il doppio criterio della popolazione e delle

dimensioni territoriali per l’eliminazione delle Province rischia

di ridurre gli effetti del provvedimento e di non produrre

neanche particolari benefici in termini di risparmio, così come la

cancellazione dei piccoli Comuni sotto i mille abitanti, che molto

spesso rappresentano un importante presidio nel territorio.

Piuttosto occorreva colpire direttamente gli sprechi, sopprimendo

gli enti inutili che in Italia sono tanti.

Certo anche gli enti devono fare la loro parte, rendendo servizi

efficienti ai cittadini, senza aumentare la pressione fiscale.

Da ultimo, pur riconoscendo anche il ruolo sociale della chiesa

cattolica, alcune esenzioni fiscali di cui gode il Vaticano non

sembrano più compatibili con i sacrifici che si chiedono a tutti i

cittadini.

Cesare CARINI

(Segretario Federazione Provinciale PSI

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