Se a Roma il Governo Berlusconi costituzionalizza il pareggio di bilancio, stravolgendo la Legge e i compiti fondamentali della Repubblica, attentando al lavoro e alla democrazia, abbattendo i diritti e smantellando lo Stato sociale, a Gualdo, nel nostro piccolo e tra le miserie di questa Giunta berlusconiana, non ci facciamo mancare niente.

Anche nella nostra Città, infatti, la democrazia, quella municipale, quella della cosiddetta Italia minore che rende ricco il nostro Paese e contribuisce largamente a frenare la deriva verso cui lo stanno da lungo tempo spingendo le sue classi dirigenti politiche ed economiche, è martire del totem del pareggio di bilancio e di un’emergenza finanziaria combattuta solo a colpi di macelleria sociale e di riduzione degli spazi e dei tempi più vitali e "produttivi" della democrazia e della partecipazione, anzichè a colpi di equità per intaccare i privilegi indecenti dell'"alta" politica e di tutte le altre caste, i grandi patrimoni, i lussi più sfrenati, l'evasione e le persistenti speculazioni.

Una delle perle del bilancio recentemente varato dalla Giunta su cui nessuno ha prestato sufficiente attenzione e contro cui nessuno ha osato avanzare alcuna riserva di opportunità o alcun dubbio di legittimità è la previsione annuale delle spese necessarie al funzionamento del Consiglio comunale al quale sono stati destinati, con un taglio netto di ben oltre il 50%, solo 4.000 euro, già esauriti, da utilizzare per i gettoni di presenza dei suoi membri, una miseria di circa 20 euro a seduta.

Sia ben chiaro, la nostra non è certo una rivendicazione “salariale” che intende aumentare ancora i costi della politica, tant’è che alla notizia a suo tempo anticipataci dal Presidente del Consiglio comunale abbiamo risposto non solo con l'ovvia, responsabile e disponibile rinuncia a percepire il gettone di presenza una volta esaurite le disponibilità, per garantire comunque i lavori e il funzionamento del consiglio e per quanto vi sia un’illegittimità di fatto e di diritto in questa incredibile situazione, ma anche con l'invito a convocare consigli più frequentemente una volta scomparsi i vincoli di bilancio e vista l'ingente mole di lavoro da smaltire soprattutto per quanto riguarda gli ordini del giorno, le mozioni e le interrogazioni proposte dalle opposizioni su temi importanti della nostra comunità e di cui i cittadini attendono ancora risposte. Né la questione che vogliamo porre all’attenzione dei nostri concittadini è di lana caprina.

La scelta di tagliare in misura draconiana e sprezzante le poche spese per il solo Consiglio comunale riducendole ad un livello che, se solo un consigliere comunale dovesse continuare a "pretendere" il gettone di presenza com'è nei suoi diritti, pregiudicherebbe di fatto il blocco dei lavori dell’assise in assenza di una variazione di bilancio ad hoc, è un'indecenza al pari di quella che mantiene intatti gli odiosi privilegi dei parlamentari nominati, i loro vitalizi, i loro lussi e i loro ozi. Azzardiamo a dire che questa scelta è il frutto di un'unica scuola di pensiero ed è la manifestazione di una arroganza palesemente antidemocratica che considera il consiglio comunale un orpello inutile e spesso fastidioso, un passaggio talvolta obbligatorio ma malsopportato.

L’accanimento sul Consiglio comunale, già svuotato di prerogative grazie alla reductio ad unum degli ultimi venti anni, è infatti indice di una concezione molto dubbia e molto precaria della democrazia rappresentativa che pervade le destre nazionali come quelle locali. Certo è che i reggimoccolo non se ne avvedono o si adeguano, ma tant’è che così si svilisce ancor di più il suo ruolo e con esso un presidio democratico fondamentale per il pieno esercizio delle funzioni nell’ambito di un governo cittadino. E per fortuna che avevano promesso bilanci sociali e partecipativi, tutte cose belle che condividiamo e che sono nei nostri progetti futuri ma che hanno comunque un costo, altrimenti oggi ci troveremmo di fronte all'abolizione di netto del consiglio comunale.

Per di più, si svilisce questo ruolo per pochi spiccioli rispetto, per esempio, alla ciccia vera di spese ben più consistenti mantenute per il pagamento delle indennità del Sindaco, degli Assessori, del pletorico Gabinetto di un Sindaco cui continuano a prestare servizio tre segretari e di un Presidente che in questa prospettiva non avrebbe più alcunchè da presiedere. 4000 euro all’anno per venti consiglieri comunali contro i 127.000 previsti ma destinati ad aumentare per Sindaco, Giunta e un Presidente che percepisce 1190 euro lordi al mese. Più gli oltre 90.000 euro di una Segreteria in tutto e per tutto politica. A suo tempo facemmo una proposta, guarda caso bocciata, per ridurre questi costi e destinare le economie derivanti dall'operazione ai servizi sociali: macchè, oggi si azzera il consiglio comunale, ma si prevede di utilizzare queste economie per una variazione di bilancio che consenta il pagamento dei contributi previdenziali agli assessori di professione.

Anche qui, non è una sorta di ridicola lotta tra castine grandi e castine piccole a muovere le nostre argomentazioni, ma è l’invito a svolgere una riflessione fondamentale sulla democrazia italiana di questi tempi, sulla sua qualità e sulle sue prospettive. Una riflessione che riguarda anche la democrazia municipale, la nostra, la gualdese.

Il consiglio comunale è infatti o dovrebbe essere il luogo della rappresentanza cittadina per eccellenza dove si conoscono, si dibattono e si decidono le scelte principali per la nostra comunità e dove si dovrebbe badare e tendere all’interesse generale nello sforzo di ricomporre i tanti interessi particolari e le diverse istanze politiche, sociali e culturali. Se viene meno questo ruolo di cuore pulsante della democrazia cittadina, il “potere” passa ad altri, non tanto ad un Sindaco qualsiasi che lo esercita oramai quasi solo per parvenza per quanto si atteggi a podestà, bensì ad altri luoghi in penombra dove si impongono, si concordano e si prendono decisioni fuori dal controllo e spesso sulla testa della generalità dei cittadini e dei poteri pubblici democratici. Il "potere" reale anche in una Città come la nostra si consegna e si rimette completamente nelle mani di altri soggetti e di altri agenti che appartengono quasi sempre alla sfera dell’economia e che agiscono esclusivamente per loro profitto e non in vista del bene comune. Esempi recenti? Bioraffineria e consorzio solo per parlare dei casi più recenti, ma ne potremmo fare a decine, pur nel nostro piccolo.

Un consiglio comunale precario e "a tempo determinato" come quello che ci ha ridicolmente consegnato il bilancio di previsione redatto dalla Giunta Morroni, esempio unico e luminoso in tutta Italia, è la peggiore garanzia per i cittadini che i loro rappresentanti possano agire per il loro bene e nel loro interesse e possano dedicarsi con spirito di servizio al bene comune.

Preserviamo, facciamo funzionare, esaltiamo invece il ruolo di questo prezioso scrigno di democrazia che è il consiglio comunale di una Città. Altrimenti, visto l’andazzo di chi comanda effettivamente nel mondo, in Europa, in Italia e a Gualdo tanto vale abolire lo Stato, il Parlamento, il Comune e le “libere” competizioni elettorali. Certo, la prima questione resta la soluzione della crisi, il lavoro e la preservazione dei livelli di benessere e di tranquillità dei cittadini, ma la storia ci ha insegnato come tutto ciò sia possibile solo con un di più di democrazia e con un di più di politica, quella vera, quella buona, quella che deve rilanciare ed esaltare il suo primato nella rappresentanza e nell'espressione delle istanze e degli interessi della stragrande maggioranza dei cittadini altrimenti espropriati di ogni potestà. Al Trono del liberismo e sull'altare della crisi non si può immolare tutto e da questa non se ne esce migliori e più forti con la rimozione della democrazia o con la riduzione della politica ad ancella sciocca e servizievole, a pappagallo dei poteri forti o a mera esecutrice testamentaria dei voleri del potere economico e finanziario. E' proprio vero, però: la storia insegna, ma non ha scolari.

Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

 

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