Inizia in Commissione in Senato la discussione sul decreto di ferragosto. All'appuntamento le forze politiche di maggioranza si presentano in stato confusionale, con intenti non chiari di modifica ed altrettanto fumose dichiarazioni di volontà di apertura nei confronti di eventuali “responsabili” proposte delle opposizioni. Anche quest'ultime si presentano in ordine sparso, con il Partito Democratico, che per bocca del suo segretario Bersani, avanza una proposta su sette punti, ma, per bocca di altri esponenti, si dice pronto a discutere di pensioni ed aumenti dell'IVA. L'Udc lancia appelli al PDL perché si sganci dalla Lega, l'IDV inizia la raccolta di firme per il referendum abrogativo delle Province. Fuori del Parlamento la Federazione della Sinistra propone la patrimoniale e la diminuzione delle spese militari.

Eppure per le forze di centro sinistra, dentro e fuori il Parlamento, un modo per costruire una piattaforme comune alternativa alla manovra del governo di centro destra ci sarebbe. Basta, semplicemente, ripartire da tutto quel complesso di norme ed interventi a suo tempo messi in atto dal governo Prodi, che avevano consentito non solo di tenere ma di migliorare la situazione dei conti pubblici. Ripristiniamo la situazione ex ante, attraverso la reintroduzione dell'Ici anche sulla prima casa, anche qui con le soglie di esenzione previste, dell'Ici sugli immobili ecclesiastici adibiti ad uso commerciale ed alberghiero, facendo salvo tutti quelli che sono destinati ad un uso assistenziale. In tema di evasione ed elusione fiscale si ripropongano, senza cambiarle di una virgola, tutte le misure, dalla tracciabilità in poi, elaborate dal ministro Visco, che a suo tempo erano riuscite a diminuire di molto i livelli di evasione. E già questo sarebbe un primo passo. Poi, riprendendo un ordine del giorno unitario approvato in occasione della Finanziaria 2008, prevedere l'unificazione al 20% della tassazione delle rendite finanziare, titoli di stato compresi, ma, anche in questo caso, con soglie di esenzione che salvaguardino i piccoli risparmiatori (es. recupero in fase di dichiarazione dei redditi). Il contributo di solidarietà per i redditi alti potrebbe, e più efficacemente, essere sostituito dal ripristino di una più incisiva progressività della tassazione Irpef, introducendo una aliquota del 48% per i redditi al di sopra dei 100.000 euro. Infine va affrontata la questione dei grandi patrimoni immobiliari che l'attuale manovra fa salvi.

Infine due ultime questioni, la prima chiedere la cancellazione dell'articolo 8 del decreto che interviene in materia di diritti dei lavoratori e rende “contrattabile” l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, a dire il vero stupisce che gli attenti uffici del Quirinale abbiano permesso che norme di questa natura fossero inserite in uno strumento legislativo quale il decreto legge, che per sua natura interviene con i criteri dell'urgenza. La seconda riguarda i costi della politica dove assieme alla riduzione del numero dei parlamentari, vanno introdotte norme moralizzatrici che impediscano tassativamente i doppi incarichi (es. sindaco e parlamentare) e vietino l'esercizio di libera professione durante il mandato parlamentare. Parallelamente va rivista la questione vitalizi, se non eliminandoli almeno tassandoli come gli altri redditi.

Resta infine la questione abolizione Province sotto i 300.000 abitanti ed accorpamento comuni sotto i 1.000 abitanti. Così come concepita e messa in atto con il decreto è una pura provocazione, un lanciare fumo negli occhi per dare l'impressione di una determinatezza nell'affrontare i costi della politica che, al contrario, non c'è e non c'è mai stata, basti vedere la lievitazione dei costi per spese di rappresentanza di questo governo. Non è un caso che nella relazione tecnica gli effetti finanziari di questa norma non siano quantificati. Pur tuttavia si pone un problema di ridefinizione dei livelli di articolazione dei sistemi istituzionali che dovrà comunque essere affrontato-

Franco Calistri
 

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