Cara Redazione di Umbria Left,

ho letto l'articolo pubblicato oggi dal titolo "Le province degli altri" scritto da un vostro commentatore sotto lo pseudonimo di Ciù En-lai e il riferimento a una mia posizione, contenuta in un documento, così riportata: "Addirittura Alex Paiella (Membro del coordinamento Provinciale IDV Terni) chiede (adesso) il riequilibrio territoriale per salvare quella di Terni. Ma non è una eccezione, è la linea. Via le Province? Si ma quelle degli altri.".
Vorrei farvi notare che riportando in questa maniera il mio pensiero, estrapolando una frase da un ragionamento più ampio e strumentalizzandone il senso, mi fate affermare ciò che io non affermo e ne deducete una linea per IDV che non è quella reale, come anche l'intervento del Portavoce regionale Aviano Rossi, pubblicato sul vostro sito oggi, conferma. Inoltre, francamente, l'approccio local-campanilistico, privo di visioni di ampio respiro, non mi appartiene come si può capire dal mio documento, se letto e pubblicato interamente.

Vi chiederei pertanto, anche in base al diritto di replica, di pubblicare, insieme al documento nella sua totalità in allegato, la seguente dichiarazione:

"La proposta di abolizione totale delle province non è soltanto una proposta concreta (ancorché sarà operativa con i tempi di una revisione costituzionale e delle conseguenti leggi ordinarie di riassetto di funzioni, patrimonio e personale), ma è anche un poderoso strumento di sollecitazione della riforma dello Stato e delle articolazioni della Repubblica. Senza la proposta di Italia dei Valori, il tema della riforma dello Stato e delle articolazioni della Repubblica non sarebbe stato, come ormai è, nell' agenda politica del Paese e saremmo rimasti a sentire/subire la propaganda leghista sul federalismo. Alla fine sarà chiaro, ciò che a noi è chiaro: proprio un vero federalismo, che noi sosteniamo, comporta di necessità, in modo radicale, la riforma dello Stato e delle articolazioni della Repubblica.Il dibattito è aperto e credo sia ormai necessario e non più rinviabile tenere in considerazione un ripensamento del sistema dei poteri locali che richiede riforme forti, se si vuole un federalismo vero, cioè delle responsabilità, senza sommare a spese centrali spese locali. Un'idea di federalismo nazionale e una prospettiva europea sulla base del principio di sussidiarietà"

Certo della vostra correttezza nel riportare le opinioni espresse, senza manipolazioni di alcuna sorta, vi ringrazio per la collaborazione e attendo la pubblicazione corretta del mio pensiero.

Cordialmente
Alex Paiella - Membro del coordinamento Provinciale IDV Terni

 

Abolizione delle province: spunti per una riflessione
L’approvazione del decreto legge presentato dal Governo prevede, tra l'altro, la soppressione delle Province con popolazione inferiore ai 300.000 abitanti o ai 3000 Km, l’unione dei comuni con popolazione inferiori ai 1000 abitanti, la soppressione degli enti con meno di 70 dipendenti.
Misure sbrigative e dettate, come spesso accade in Italia, dall’emergenza e che tuttavia possono rappresentare una grande opportunità per riaprire, e portare finalmente a termine, un dibattito sulla riforma dello stato che ormai non può più essere posticipato.
Il numero di province italiane che verranno soppresse sarà tra le 24 e le 35 unità, a seconda dei risultati del censimento previsto per la fine del 2011 e tra queste è inclusa anche la Provincia di Terni. Se applicato il risultato sarebbe una regione, l’Umbria, con una sola provincia, Perugia. Una situazione francamente improponibile nella quale ci sarebbe la sovrapposizione tra due enti di uguale estensione per cui si arriverebbe al paradosso di una regione senza province.
Se così fosse si aprirebbe, necessariamente, un discorso sull’utilità della regione Umbria con le possibili ipotesi di smembramento del territorio regionale e successivo accorpamento di tali parti con le regioni limitrofe ovvero l’accorpamento tout-court del territorio umbro ad altre regioni con la creazione delle macro regioni. Questa idea non è nuova e come è noto è stata presentata alcuni anni fa dalla Fondazione Agnelli, ma è sicuramente attuale. Un’attualità dettata da ragioni economiche, la globalizzazione e la necessità di competere con altri territori, ma anche politico istituzionali ovvero il progressivo passaggio di poteri dallo stato nazione all’Unione Europea. In questo scenario le regioni italiane devono ancora acquisire quella capacità di lobbying senza la quale non si esiste nell’arena comunitaria. La ridefinizione delle regioni italiane rientra in questa visione che o è europea oppure non ha ragione di esistere. Il raggiungimento di questo obiettivo implica una situazione transitoria e qui torniamo al tema delle province e dell’Umbria.
Che fare? In primo luogo penso che la soluzione, ancorché transitoria in attesa della riforma del titolo V della Costituzione, debba emergere da un dibattito franco e senza preclusioni tra le forze politiche e sociali del territorio in quanto, senza il dovuto consenso, nessuna riforma è fattibile.
In questi giorni sono emerse alcune proposte per il mantenimento delle due province umbre che prevedono un riequilibro “esterno” della provincia di Terni attraverso l’accorpamento della provincia di Rieti, che tornerebbe a far parte dell’Umbria come in passato, oppure attraverso la creazione di una grande provincia tra Terni, Rieti e Viterbo che diverrebbe parte della regione Lazio.
Io credo, però, che tra le diverse soluzioni possibili meriti di essere approfondita quella praticabile in minor tempo, oggettivamente più realistica ed equa: il riequilibrio territoriale. Argomento di cui da sempre si parla, ma mai veramente perseguito. Esso implicherebbe la rimodulazione dei confini della Provincia di Terni includendo Spoleto, Todi, Massa Martana e i comuni della Valnerina.
Infine, penso che una seria ed improrogabile riflessione vada fatta sulla necessità di sopprimere le decine di Enti inutili e di modificare la legge elettorale regionale abolendo il listino “dei nominati” e proponendo, anche per la regione, l’istituzione di collegi uninominali.
Il dibattito è aperto e credo sia ormai necessario e non più rinviabile tenere in considerazione un ripensamento del sistema dei poteri locali che richiede riforme forti, se si vuole un federalismo vero, cioè delle responsabilità, senza sommare a spese centrali spese locali. Un' idea di federalismo nazionale e una prospettiva europea sulla base del principio di sussidiarietà.
Se non ora quando?

Alex Paiella – Membro coordinamento Provinciale IDV Terni
 

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