di Nicola Bossi

PERUGIA - Il futuro della Provincia di Terni e di una parte importante di potenziali eletti in consiglio regionale approderanno, dopo la Finanziaria di Agosto del Governo, domani in Senato per il voto che dovrà ratificare il provvedimento. Non ci sarà la fiducia, stando alle agenzie romane specializzate. Mentre i malumori dovrebbero concentrarsi prevalentemente alla Camera piuttosto che al Senato dove il centrodestra sembra essere in grado di raggiungere la maggioranza con qualche limatina sulle linee guida. Dunque un primo round dove il destino per la provincia di Terni è segnata (uguale i 10 comuni sotto i 1000 abitanti). I rappresentanti umbri del centrodestra - guidati in Senato dal decano Asciutti - rispetteranno gli ordini del partito anche perchè soddisfatti della via di mezzo adottata: dare più potere alla Provincia di Perugia che incorporerà anche quella di Terni. Sui piccoli comuni la Pdl da tempo è addirittura per l'accorpamento sotto i 5mila abitanti. Scontatissimo il no dei senatori umbri del Pd alla manovra considerata iniqua. 

Ma se passerà la proposta anti-crisi subirà un notevole taglio anche il Conisiglio regionale dell'Umbria che passera da 31 eletti 25 (presidente compreso). E questo nonostante l'Umbria sia stata l'unica regionale che aveva modificato lo statuto regionale che preveva 35 eletti, confermandone solo 31. La linea della moderazione, per colpa degli abusi altrui, non ha premiato.

 

 

 

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