Un “drappo” enorme posto sulla facciata del Palazzo dei Priori ci ricorda che Perugia ambisce a diventare capitale della cultura. Contemporaneamente va avanti la richiesta di far riconoscere le mura e le porte etrusche di Perugia Patrimonio dell’umanità. Invece di concentrare gli sforzi su questi due obbiettivi, scegliendo magari il più raggiungibile, a Perugia si parla di giostre. Ora che ci siano state giostre a Perugia è indubbio, ma è altrettanto indubbio che di queste giostre se ne sia persa la memoria. Tanto è vero che nella nostra città non è ricordato un giorno specifico nel quale avveniva una determinata giostra, organizzata per decenni, nella quale si riconosceva la cittadinanza (c’è il 1° marzo, giorno di Sant’Ercolano, e la “battaglia dei sassi”, ma quella è un’altra storia e un’altra giostra, è una battaglia. Il giorno di Sant’Ercolano se l’è addirittura scordato anche la Chiesa che festeggia il nostro vero Protettore un altro giorno).

Il punto è proprio la memoria. Il Palio di Siena ed i Ceri di Gubbio sono due importanti fatti storici che vivono di memoria. Di ricordi che anno dopo anno si sono sedimentati uno sull’altro a formare, appunto, la memoria di una comunità dando profondità di senso al suo vivere. (le comunità degli eugubini e dei senesi non sarebbero più quelle che sono, forse non sarebbero più, senza i Ceri ed il Palio).

Per quanto riguarda le manifestazioni che, in anni passati e non recenti, sono state recuperate, esse non erano completamente morte perché di loro era rimasta traccia, anche se flebile, nella memoria di alcuni e non solamente nei documenti storici. Soprattutto, c’erano ancora i borghi (le contrade) con gli abitanti nati e cresciuti lì che ancora tenevano in vita la cosa più importante che da significato a queste manifestazioni: il senso di appartenenza. È l’essere e sentirsi tutti i giorni dell’Onda o della Torre o di un'altra contrada che da forza e vita al Palio. Così come i Ceri vivono del fatto che gli eugubini sentono d’essere per tutto l’anno santantoniari, sangiorgiari o santubaldari. E a Foligno è l’essere di un rione o di un'altro che fa sentire i folignati quintanari.

Ora a Perugia tutto questo non c’è più. Non c’è più quel sentimento che, secolo dopo secolo, ti faceva dire con orgoglio: Io so de Porta Santangelo; io de la Conca; io de Porta Sanpietro…. E da una rievocazione fondata su gracili elementi storici e, più che altro, sull’assoluta mancanza di memoria l’unica cosa che potrà venir fuori sarà, se sarà, solamente una colossale e pazzesca: CUCCARDINATA!!!!

Vanni Capoccia
 

Condividi