PERUGIA – A meno di due mesi dall'esito del referendum sull'acqua come bene da tutelare, le parti sociali presentano al Governo un documento in cui si chiede un grande piano delle privatizzazione che include servizi, patrimoni e beni comuni; la Società Umbra Acque chiede l'adeguamento del deposito cauzionale, già esoso, conservando in bolletta la voce del sette per cento di garanzia dell'utile sull'investito che i cittadini hanno bocciato; il SII raddoppia le tariffe, a fronte di un peggioramento del servizio”.

La considerazione sui tre eventi è di Damiano Stufara, capogruppo di Prc-Fds in Consiglio regionale che si chiede, quando l'Italia diventerà un paese normale, capace di rispettare la volontà degli elettori e tutelare i suoi beni comuni.

Schierandosi decisamente contro i “tentativi maldestri di rintrodurre le privatizzazioni e le logiche di profitto, proprio lì dove i cittadini italiani si sono espressi con un forte, inequivocabile e sostanziale No nel referendum, Stufara annuncia, per subito dopo ferragosto, “una serie di atti politici per far rispettare il responso dei referendum, avviando quelle procedure necessarie alla ripubblicizzazione dei beni comuni, a partire dall'acqua”.

Dopo aver ricordato che il gruppo regionale del Prc–FdS, già nel 2010, presentò la proposta di modifica dello Statuto della Regione Umbria, per l'inserimento dell'acqua come bene comune, il capogruppo Stufara invita la Cgil, come ha già fatto il Comitato umbro acqua pubblica, a ritirare la propria firma dal documento presentato al Governo e a dare a Prc-Fds il pieno appoggio in questa battaglia”.
 

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