Te le do io le Asl!
Mentre infuria la bufera, in Umbria va onda la classica discussione di chi vede la pagliuzza e non vede il pagliaro. Sintomo di una classe dirigente che continua a navigare “a vista”. La polemica sul numero delle Asl, seppur importante ai fini interni, rischia infatti di essere fine a se stessa. Perché presuppone la conservazione di un elemento fondamentale per essere affrontata : “Essere ancora una Regione autonoma”. Nel quadro delle proposte di ingegneria istituzionale cominciano a spuntare come funghi le ipotesi di ridimensionamento del numero delle Regioni. Ipotesi che vanno tutte nella direzione del famoso studio della Fondazione Agnelli. E in questo studio l’Umbria non c’è. Ma sul tavolo del confronto tra parti sociali e Governo è rispuntata anche la richiesta di abolizione delle Province e la necessità di accorpamento dei comuni più piccoli. Essendo un’ entità minuscola e per di più disomogenea, territorialmente parlando, il rischio che la nostra regione venga praticamente cancellata dalla carta geografica d’Italia è alto, anzi direi altissimo.
Perché in questo clima di ricerca esasperata di risorse pubbliche, ci può stare anche questo. Potrebbe quindi succedere che l’Umbria venga “tagliata” e, in un’Italia senza Province, divisa e ridotta ad una quindicina di municipi. E, visto quello che continua a succedere in materia di riforme endoregionali e di politica delle infrastrutture, sarebbe una specie di fotografia dell’esistente. Ogni territorio, da noi, fa governo a se. Ogni realtà nostrana ha la sua grande strada da promuovere, le sue infrastrutture da richiedere, enti di secondo livello da difendere e società pubbliche da preservare. La parola “priorità” è sconosciuta, da almeno 15 anni, in questa Regione. Queste divisioni, che a volte hanno dell’assurdo (vedi la delibera di Terni contro l’inclusione della minimetro Spa in Umbria tpl), questa mancanza forzata di una specifica identità, di una politica e di un progetto unitario, non possono che favorire i sostenitori dell’azzeramento. E, se avverrà, c’è da sperare in una unificazione con le Marche, perché nelle proposte che girano le voci di Perugia e Terni, non saranno più seguite da quella di capoluogo.
Di Ciuenlai

Friday
05/08/11
11:37
Sa, in Umbria esistono tantissimi orti, forse i politici non hanno capito che le persone in grado di coltivarli e di ricavarne cibo SANO (!) sono le persone semplici e non quelli del palazzo, aldilà di quanto fertilizzante "chimico" ci possono mettere.