Quando manca un quarto d'ora scarso alla partenza del corteo per la commemorazione della strage del 2 Agosto 1980, piazza Nettuno appare un po' piu' 'vuota' degli altri anni. In Comune e' in corso la cerimonia ufficiale nella sala del Consiglio; in piazza, intanto, come ogni anno, e' il momento del raduno: dei gonfaloni (che cominciano a schierarsi di fronte all'entrata di Sala Borsa) e dei cittadini, in preparazione al corteo che partira' alle 9.30 alla volta della stazione. Forse in tanti si aggiungeranno al corteo in corso d'opera, ma l'impressione che si ha stando in piazza Nettuno quando manca poco alle 9 e' di una partecipazione inferiore agli anni passati.

Tra i piu' mattinieri in piazza ci sono i ciclisti della staffetta (giunti a Bologna alle 6.30 in Montagnola) e c'e' l'Usb, con bandiere e con lo striscione "No alle bombe di Stato, da Bologna a Tripoli". C'e' la Federazione della sinistra e ci sono persone giunte da altre citta' perche' colpiti dalla strage del 1980: un ragazzo arriva da Torino ed e' convinto che "dietro questa strage e quella di Oslo c'e' lo stesso odio". C'e' una signora di 82 anni che ha sfidato l'artrosi per uscire di casa e venire in piazza. Il corteo comincia a muoversi pochi minuti dopo le 9, dietro lo striscione "Bologna non dimentica".

Una prima parte di gonfaloni attraversa via Rizzoli, per poi fermarsi poco dopo, all'inizio di via Indipendenza, in attesa di istituzioni e familiari delle vittime, che devono ancora scendere da Palazzo d'Accursio. L'avvio e' un po' a singhiozzo e un po' affrettato, insomma. Alle 9.20, poi, si muove anche il resto del corteo, dietro lo striscione "2 agosto 1980: stazione di Bologna 85 morti 200 feriti". Tanti applausi al passaggio dei familiari (guidati da Paolo Bolognesi e dalla vedova Secci) all'inizio di via Indipendenza, da parte di cittadini in piedi ai lati della strada.

LA PIAZZA E' GREMITA - A dispetto del concentramento inizialmente scarso in piazza Nettuno, piazzale Medaglie d'oro e' stracolma di gente. Il corteo per il 31esimo anniversario della strage di Bologna arriva in stazione per le 10, puntualissimo. Le autorita' salgono sul palco, al microfono si chiede ai gonfaloni di stringersi. Intanto, in piazza, le persone continuano ad arrivare: in attesa del discorso del presidente dell'associazione delle vittime, Paolo Bolognesi e del sindaco Virginio Merola, ci sono tantissime persone. Anche viale Pietramellara brulica di gente fino al portico.
Dal palco gli organizzatori sottolineano la presenza di "tantissime persone". I bambini e i ragazzi di Monte sole hanno piantato le 'gocce della memoria' nell'aiuola al centro di piazza Medaglie d'oro e si sono seduti nell'aiuola. Ognuno ha in mano un palloncino bianco (che verra' poi liberato in cielo).

NAPOLITANO: "UN GIORNO SCOLPITO NELLA COSCIENZA" - "La citta' di Bologna ricorda oggi con immutato dolore il criminale attentato della stazione ferroviaria che trentuno anni fa costo' la vita a ottantacinque persone e segno' indelebilmente, nel fisico e nell'animo, quella di tante altre e dei famigliari tutti". Cosi' il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato al presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, Paolo Bolognesi.
"Il ricordo di quella strage- prosegue il Capo dello Stato- e' scolpito nella coscienza della Nazione e sollecita ogni giorno l'impegno civile della intera collettivita' nel prevenire qualsiasi rigurgito di intolleranza e di violenza e nel difendere e consolidare i valori fondanti della nostra democrazia".
"Merita percio' gratitudine e apprezzamento- aggiunge Napolitano- la passione civile con la quale l'associazione da lei presieduta si batte per l'ulteriore accertamento della verita' storica e processuale su quel barbaro e folle episodio di terrorismo eversivo, mantenendone immutata la memoria e diffondendo, specie nelle generazioni piu' giovani, la cultura della convivenza pacifica e della consapevole partecipazione all'esercizio dei diritti politici e civili. Nel commosso ricordo di quel tragico giorno, esprimo a lei e a tutti i famigliari delle vittime la mia affettuosa vicinanza e i sentimenti di partecipe solidarieta' dell'intero Paese".

"ALEMANNO HA SISTEMATO I NEOFASCISTI" - Non solo il premier. Nel mirino di Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, finisce anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Durante la commemorazione di oggi in ricordo del 2 agosto 1980, Bolognesi ricorda la "squallida vicenda della Parentopoli romana", che ha visto una "pattuglia di estremisti neofascisti raccomandati, piazzati da Alemanno nelle municipalizzate". Bolognesi critica il sindaco di Roma anche per non aver "sentito l'esigenza di commemorare" il giudice Mario Amato a 30 anni dalla sua scomparsa.

Il presidente dell'associazione parla di "preoccupanti episodi", considerati una spia del fatto che "Fioravanti e i suoi sodali si sentono, ancora oggi, protetti e spalleggiati, coccolati da un clima a loro favorevole anche a livello istituzionale". La tesi del presidente dell'associazione Bolognesi è che "i camerati che hanno mantenuto il patto di omertà vengono beneficiati da incredibili sconti di pena e favoritismi di ogni tipo". In altre parole, attacca Bolognesi, "gli esecutori materiali della strage di Bologna non sono perseguitati, non sono capri espiatori, non sono soli e abbandonati, ma possono contare sull'assistenza dei ricchissimi camerati di un tempo e sulla riconoscenza di molti che non hanno trascinato in galera quando avrebbero potuto".

"MA GLI ATTENTATORI SONO LIBERI" - Per lei e' la terza volta a Bologna in occasione delle commemorazioni della strage della stazione. "Ma la nostra famiglia viene da sempre", spiega Sara Mesa, nipote del giudice Mario Amato, ucciso dai Nar il 23 giugno del 1980. Una presenza dettata da "ragioni personali", perche' il giudice che indagava sulla destra eversiva romana "aveva gia' intuito cosa sarebbe accaduto" e perche' i processi per il suo omicidio e per la strage di Bologna "sono andati di pari passo". Per tutta la famiglia di Amato rimane il dolore di vedere Giusva Fioravanti e Francesca Mambro coinvolti nell'assassinio del pm e condannati per la strage di Bologna, gia' liberi. "Non e' descrivibile, e' inspiegabile- afferma Sara- perche' hanno avuto agevolazioni mai concesse a nessuno, quando hanno fatto cose mai fatte da nessuno. Non si spiega perche' abbiano potuto scontare la pena in cosi' poco tempo". Non solo, Mambro e Fioravanti "tendono a stare sulla cresta dell'onda e a cercare di trovare spazio".

L'attentato del 2 agosto, osserva la nipote del giudice Amato, "e' rimasto in larga parte irrisolto, anche se qui conosciamo gli esecutori materiali, cosa che per altre stragi non e' stato possibile. Rimangono invece sconosciuti i piani alti". E come il presidente delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi, anche Sara chiama in causa la P2. "Ci sono persone coinvolte che sono ancora vive e che occupano posti principali di potere all'interno delle istituzioni- accusa- sappiamo tutti chi faceva parte della P2. Ci sono tesserati tra i parlamentari e anche il presidente del Consiglio era iscritto". Anche per questo secondo la nipote del giudice Amato e' difficile accertare la verita'.

Fonte: dire.it

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