Gualdo T./ Ex Consorzio: alla chetichella, nasce un altro centro commerciale
Il recupero dell'area dell'ex consorzio agrario provinciale rappresenta una straordinaria opportunità di riqualificazione urbanistica e di sviluppo locale per la nostra città e non può essere sprecata. Da più di vent'anni, dopo la sua dismissione, quest'area è apparsa come una ferita sanguinante nel cuore stesso del tessuto urbano di Gualdo, posta com'era, a mò di relitto, nell'immediata prossimità del principale incrocio cittadino e della principale via d'accesso al centro storico. Pertanto, la notizia del suo recupero e i primi lavori di demolizione dei fabbricati fatiscenti non possono che essere salutati come un evento lieto e positivo e con il favore dei cittadini, per quanto molti di essi si stiano giustamente e sempre più insistentemente domandando quale sia la sua destinazione d'uso.
Finora, dalla Giunta non vi è stata alcuna risposta chiarificatrice. Essa non si è sentita nell'obbligo di informare i cittadini neanche durante il percorso superficiale di partecipazione attivato per il QSV (il così pomposamente sbandierato Quadro Strategico di Valorizzazione), già avviato nella precedente gestione e previsto nelle linee di indirizzo e nelle nuove normative regionali per la riqualificazione urbana e per la valorizzazione dei centri storici. Tale percorso di partecipazione, anzichè svilupparsi in conferenze tematiche in cui potesse farsi valere un libero e concreto confronto tra le opinioni e le proposte progettuali di cittadini, professionisti ed operatori economici e dove fosse chiaro il punto di vista e "l'idea di Città" in serbo all'amministrazione comunale, si è infatti prevalentemente connotato con due conferenze aperte alla cittadinanza e agli operatori economici. In esse ci si è limitati ad avanzare pigre e non approfondite proposte di riassetto urbano e di valorizzazione economica delle peculiarità del nostro centro storico latamente inteso e grazie ad esse il Sindaco ha potuto recitare il solito monologo sulle magnifiche sorti e progressive della Città sotto la sua guida, limitandosi ad abbozzare tenui ed approssimativi impegni di massima e rifuggendo scientificamente da ogni approfondimento nel merito stretto delle problematiche e delle scelte di competenza dell'Amministrazione o nelle quali l'Amministrazione è chiamata a svolgere il suo ruolo insopprimile di governo del territorio. Stesso dicasi per quanto riguarda il forum di discussione attivato su un social network locale dove alle più svariate proposte e sollecitazioni avanzate non è corrisposta un'adeguata riflessione e una doverosa replica da parte della Giunta, non certo sulla questione qui posta.
Giova ora sottolineare che neanche il Consiglio comunale è mai stato chiamato a confrontarsi su ipotesi progettuali e tanto meno su progetti preliminari relativi al recupero e alla ridestinazione dell'area dell'ex consorzio, per quanto la questione abbia un indiscutibile rilievo pubblico ed un'ineludibile importanza strategica per lo sviluppo locale e per la riqualificazione urbanistica della Città e per quanto sarebbe stato necessario imbastire una programmazione economica ed urbanistica pubblica vista la valorizzazione della funzione sociale e di servizio alla collettività attesa per quest'area dai cittadini. Una destinazione, quest'ultima, scontata e quasi "naturale" vista l'eccedenza di residenzialità che si riscontra dopo la ricostruzione post-sisma e con l'andamento del mercato immobiliare locale che "dal basso" risente delle conseguenze dovute alla crisi e su cui, "dall'alto", si esercitano le spinte della rendita speculativa, soprattutto sul versante delle attività commerciali. Una destinazione per "servizi collettivi" di cui la possibilità di attrarvi altre attività commerciali dovrebbe essere ben ponderata vista la proliferazione già da tempo in atto dei poli commerciali che hanno oramai saturato mercato e assetto urbano. E una destinazione peraltro riconosciuta e statuita dalle previsioni del Piano Regolatore Generale nonchè confermata nei principi e nelle finalità dalla stessa Variante tematica al PRG di recente, confusamente e alla meno peggio proposta dalla Giunta Morroni ed approvata dal Consiglio comunale.
Per queste ragioni, ogni scelta relativa a quest'area si sarebbe dovuto almeno rendere nota, di evidenza pubblica, e, soprattutto, essere posta in discussione e conseguentemente contemplata nelle previsioni della Variante al Piano Regolatore Generale, tuttora in gestazione e per la cui elaborazione e la conseguente, definitiva approvazione, da quanto è dato sapere, la Giunta è ancora in alto mare.
Al contrario, l'avvio dei lavori nell'area sottindende l'esistenza di un progetto di ridestinazione messo a punto dall'impresa proprietaria del quale sono state edotte, informalmente ma per tempo, la Giunta e la maggioranza e di cui il Consiglio comunale - e di riflesso la cittadinanza - è stato messo completamente all'oscuro, senza alcuna possibilità di esercitare una benchè minima funzione di indirizzo urbanistico ed economico-sociale e senza alcuna possibilità di ragionare nel merito delle soluzioni e dei presumibili impatti urbanistici, ambientali, economici e sociali. La certezza che si desume da questa vicenda è che la Giunta abbia abdicato a qualsivoglia ruolo di governo del territorio e di programmazione urbanistica, favorendo con ciò gli interessi esclusivi della proprietà - profitti da vendita e rendite immobiliari da affitto - senza porsi alcuno scrupolo di opportunità o di razionalità economica e senza avere alcuna idea di come indirizzare l'opera in virtù di una nuova e necessaria visione dello sviluppo locale e a garanzia di un'offerta di servizi congrua alle aspettative economiche e sociali dei gualdesi. L'approccio del Sindaco e della Giunta in questa problematica è tipico di un certo laissez-faire a dir poco sconcertante e dalle dubbie prospettive di successo in relazione all'apporto che tali ispirazioni di natura politico-ideologica possono offrire alla crescita economica. Esso è tanto più grave in quanto la dismissione preventiva dell'esercizio delle prerogative e delle funzioni in materia urbanistica e di governo del territorio proprie dell'Ente pubblico locale è avvenuta in questo caso nonostante il Comune vanti il diritto di proprietà nei confronti di una porzione essenziale alla piena funzionalità dell'area, una volta realizzate le opere per il suo recupero e per la sua resurrezione a nuova vita. Una porzione di proprietà comunale già in questa fase utilissima all'impresa costruttrice nei preliminari e nell'organizzazione definitiva della stessa cantierizzazione, come risulta evidente dall'attuale stato del sito.
Il rischio evidente è che il progetto in questione venga comunque realizzato attraverso una semplificazione amministrativa impropria per l'importanza e per il rilievo pubblico dell'opera le cui uniche tappe saranno le solite conferenze tecniche di servizio tra Enti concorrenti ad un iter autorizzativo semplificato e non partecipativo, senza che alcuno di essi avrà la possibilità di entrare nel merito delle scelte di ridestinazione e di riqualificazione urbanistica e di riprogettazione dello sviluppo locale, men che meno il Consiglio comunale chiamato a quel punto solo a ratificare, attraverso l'approvazione definitiva di un progetto esecutivo, ciò che è stato deciso dalla proprietà ed accordato dalla Giunta e ciò che avrà già ottenuto, per le vie più brevi e più scontate, i pareri tecnici favorevoli e "minime" necessari all'avvio dei lavori, sbandierati alla solita maniera quali giustificazioni inopinabili della bontà della soluzione adottata per la destinazione finale dei fabbricati.
Il silenzio assoluto ed assordante della Giunta risulta stravagante se commisurato allo storico interesse cittadino per le sorti di quest'area e pone dei seri dubbi sull'opportunità delle scelte che si profilano all'orizzonte. La chetichella con la quale si sta procedendo nei percorsi autorizzativi e nella preparazione necessaria al via definitivo dei lavori nasconde la natura e le finalità del progetto: l'area dell'ex consorzio sarà adibita ad ennesimo centro commerciale, con negozi ed uffici pronti a "drogare" ulteriormente il mercato immobiliare, ad impoverire ulteriormente il già critico tessuto economico e commerciale del Centro storico, a destabilizzare ulteriormente il già precario assetto della rete commerciale locale e a rafforzare le fila già di per sè prolifere ed invasive dei centri commerciali nella nostra Città.
Serve a Gualdo tutto ciò? E' questo il cambio di passo e di direzione che ci si aspettava? E' questo il modello di sviluppo locale che la Giunta Morroni intende affermare e promuovere? E nel merito, è questa la nuova offerta di servizi, pur in tutto privati e da cui i proprietari investitori si attendono i legittimi profitti, che serve allo sviluppo di Gualdo o alla soluzione delle sue più antiche ed evidenti carenze di natura economica? E' questa una soluzione saggia, anche sotto il profilo stretto della redditività economica futura, che possa contemperare i legittimi interessi degli investitori con le altrettanto necessarie funzioni economiche e sociali di rilievo pubblico serventi all'interesse generale di una Città? Sono queste le scelte che possono garantire un suo rilancio economico e sociale e dalle quali possa scaturire uno sviluppo locale più armonico e meno disequilibrato e per le quali a Gualdo si sente una storica carenza?
Si fa un gran parlare di turismo, ma ogni tentativo di promuoverne e di consolidarne le attività con cui garantire altre e diverse direzioni ad un'economia locale sempre più contrassegnata dal segno meno e con cui promuovere nuova occupazione risulta velleitario senza un'offerta minimamente sufficiente, diversificata ed adeguata di servizi ricettivi. E' come se si volesse fare la pasta senza la farina. Ebbene, la ridestinazione dell'area dell'ex consorzio potrebbe costituire un'opportunità straordinaria proprio per colmare questa incredibile insufficienza con la realizzazione di una struttura ricettiva ed alberghiera moderna ed adeguata a raccogliere la domanda cui l'attuale panorama di servizi della nostra Città non è assolutamente in grado di rispondere.
Comprendiamo i timori della proprietà, di chi ha investito sull'area, seppur nella maniera facilitata dall'asta fallimentare, per un'ipotesi progettuale che per Gualdo è rischiosa nella sua innovatività ma che potrebbe risultare strategica e vincente, se adeguatamente e definitivamente accompagnata da politiche integrate per la promozione del turismo e se, soprattutto, ci "si crede". Servono investitori seri e responsabili? Servono gestioni referenziate e qualificate? Ecco una prova di politica economica locale attiva in cui dovrebbe cimentarsi la pubblica amministrazione della Città. Ogni impresa presenta ed ha in seno il suo rischio. La soluzione che si profila attualmente, in quanto "accecata" da un profitto facile ed immediato, potrebbe andare incontro a prospettive di fallimento nel medio e nel lungo periodo, così come già accaduto in casi recenti, e non tiene in debita considerazione le prospettive di espansione che potrebbero invece dispiegarsi con la realizzazione di un polo ricettivo, pur funzionalmente integrato ad un minimo vitale di servizi di natura direzionale e di natura commerciale opportunamente individuati e selezionati in virtù di un effettivo valore aggiunto che diversifichi ed arricchisca l'attuale offerta senza sovrapporsi ad essa con doppioni o ricollocazioni.
Un'offerta che già oggi si presenta come progressivamente uniforme e generalista, pur nella sua differenziazione dovuta alle diverse origini sociali e ai diversi target del consumo e su cui, vista la sua saturazione, si stanno determinando squilibri e dinamiche critiche in molte attività preesistenti, ben lungi dal garantire quella concorrenza che serve a diminuire i prezzi al consumo, visto che nei processi di formazione dei prezzi intervengono ben altre cause rispetto a quelle oziosamente imputate alla proliferazione degli insediamenti commerciali a livello locale.
Tant'è che, dagli stessi dati forniti da Confcommercio per il 2010, si evince un saldo passivo di due unità, prevalendo dunque la mortalità tra le imprese commerciali della nostra Città, nonostante l'apertura tout-court o la ridislocazione di tutte quelle attività legate al nuovo centro commerciale Porta Nuova, l'ultimo arrivato. Si ignora o non si dice ma va da sè che tali dinamiche così instabili e tali mutamenti non sempre virtuosi colpiscono prevalentemente le lavoratrici e i lavoratori in un settore già di per sè precarizzante e poco remunerativo del lavoro e si manifestano spesso in risoluzioni anticipate dei contratti, turnazioni eccessivamente pesanti, bassi salari e ritorsioni sui diritti. Alla pari espongono il consumatore ad una sorta di miraggio permanente e periglioso per quanto riguarda le economie domestiche, le relazioni sociali e, in ultima istanza, la stessa coesione sociale.
Di fronte ad una situazione che, al momento, sta avanzando senza alcun supporto informativo e partecipativo ci aspetteremmo un intervento esplicativo da parte di Confcommercio, in altre occasioni così pronta ad opporsi nonostante tutti gli accorgimenti in sede di analisi di mercato, di iter autorizzativi, di informazione e di partecipazione. In caso contrario vorrà dire che la pappa è stata preparata anche sotto i buoni auspici dell'associazione di categoria prevalente tra le imprese locali e per i buoni affari di qualche suo associato di serie A, non certo per quelli sempre più critici della piccola e media distribuzione che pur continua tra mille difficoltà a svolgere la propria funzione sociale nel centro storico, nei quartieri residenziali ed in alcune frazioni.
Infine, sul versante del ritorno pubblico dell'opera, l'unico ad oggi previsto in cambio del silenzio-assenso della Giunta e della sua abdicazione dal ruolo di indirizzo e di programmazione urbanistica è la realizzazione di un non meglio precisato auditorium (sala conferenze? musica? teatro?) su cui pare che l'impresa si sia informalmente impegnata, anche se l'opera, per quel che è trapelato, verrà consegnata non chiavi in mano, ma in forma grezza. Il rischio è che tale struttura, se vedrà la luce con queste premesse, rischia di diventare un'ennesima cattedrale nel deserto considerati gli investimenti necessari alla sua ultimazione e le indubbie problematiche gestionali, economiche ed organizzative che seguiranno, anche alla luce di esperienze vissute in Città a noi vicine e pur in presenza di contenitori già esistenti semmai da valorizzare o da recuperare a questo fine e di cui tuttora si stenta a riprogettarne funzioni ed utilizzi, proprio per la carenza di risorse all'origine e per gli interrogativi sulle prospettive serie ed economicamente sostenibili per il suo mantenimento futuro. Una cattedrale del deserto che potrebbe nuocere alla stessa buona sorte del progetto così come concepito dall'impresa, in quanto una location "bella" e funzionale ispira ad essere frequentata e sprona agli acquisti, nel caso si tratti di un centro commerciale. Una brutta ed incompiuta è destinata a risolversi in un fallimento.
Anche in questo caso sarebbe bene conoscere, e nel caso rivedere, le silenziose priorità di questa Giunta, affinché si possa eventualmente far valere di più e meglio la proprietà della porzione dell'area vantata dal Comune ed affinché si possano far prevalere delle priorità sociali più opportune e qualificanti in virtù dei bisogni effettivamente presenti nella nostra Città: a partire dalla carenza di posti nell'asilo nido comunale, interessato da una lunghissima lista d'attesa e per il cui riadeguamento in linea con la domanda sociale risulta più che mai necessario non accumulare ulteriori ritardi, pensando a soluzioni che la ridestinazione dell'ex consorzio può finalmente mettere a portata di mano.
Serve chiarezza, dunque, e serve un di più di riflessione, di confronto e di partecipazione ed è proprio al fine di sollecitare questo di più di chiarezza e di riflessione che nei prossimi giorni formalizzeremo una richiesta di convocazione urgente del Consiglio comunale per dibattere queste problematiche ed aprire un confronto serio su questa opportunità. Tutto ciò con l'obiettivo di evitare alla nostra Città di perdere un'occasione storica per il recupero di un'area essenziale alla sua riqualificazione urbana e al suo sviluppo armonico e di evitare ipotesi progettuali che nel recente passato si sono completamente ribaltate nel loro esatto contrario ponendosi oggi come delle mostruosità urbanistiche rimaste incompiute che gridano vendetta, per quanto nella fattispecie sia fatta salva la serietà e la responsabilità sociale dell'impresa costruttrice e proprietaria dell'area.
Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

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