di Nicola Bossi

PERUGIA – ore 15.51 - Contraddittorio teso tra il Pm Manuela Comodi e i periti super-partes che hanno smontato la perizia dell'accusa con nuove analisi sul Dna. E proprio sul profilo genetico – riscontrato sui reperti chiave – la disccussione è stata tesa. Il Pm Comodi ha chiesto ai periti di sapere se esiste, come loro indicano, una quantità minima di Dna per portare avanti analisi certe che riconducono all'identificazione. I periti hanno ribadito che la "discussione è ancora aperta" anche se c'è una letteratura che dal 1998 ad oggi ha fissato tra 100-200 piccogrammi la materia da esaminare. Dunque, per il Pm non c'è una procedura standard come avevano invece previsto i periti sulle quantità a basso contenuto organico come quelle tracce sul gancetto del Dna e sul coltello a carico, secondo la prima perizia, ad Amanda e Raffaele. Un passaggio questo che devolve a favore all'accusa rimettendo in pista quella materia genetica individuata e studiata dall'accusa.
Il Pm Comodi ha provato in aula, sulla possibile contaminazione dell'arma del delitto, che nei sei giorni precedenti all'esame del coltello non ci furono esami con altri reperti riguardante l'omicidio nel laboratorio e quindi non ci sarebbe stato contagio come ha ribadito anche il perito che aveva indicato i sei giorni come lasso di tempo per evitare sovrapposizione di Dna o altri elementi sull'arma delitto.

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PERUGIA – Continuerà anche nella prossima udienza lo scontro tra nuovi e vecchi periti a riguardo delle conclusioni raggiunto sulla presenza e identificazione del Dna sulla presunta arma del delitto e sul gancetto del reggiseno che in primo grado portarono alla condanna a 26 e 25 anni di carcere Amanda Knox e Raffaele Sollecito nell’ambito del processo sull’uccisione di Meredith Kercher. Infatti, il Collegio della Corte d’Appello ha ammesso la richiesta dell’accusa di riascoltare in aula, sui procedimenti scientifici utilizzati e sulla modalità delle refertazione dei reperti chiave, i periti – tra cui la dottoressa Stefanoni – della prima perizia. La bocciatura del lavoro della scientifica è stata oggetto anche di una lettera del direttore del servizio di polizia scientifica, Piero Angeloni, inviata e letta dal Presidente della Corte D’Appello. Nella lettera Angeloni ha evidenziato le competenze della scientifica "ogni anno 4.500 sopralluoghi" e ha ricordato come i laboratori sono dotati della certificazione di qualità."La scientifica è dotata di un sistema informatico di tracciabilità dei reperti. Le apparecchiature tecniche sono d'avanguardia e il personale ha esperienza pluriennale". Angeloni ha, infine, sottolineato come "mai in passato sono stati avanzati rilievi di tale natura come in questa sede investono l'operato della polizia scientifica".
 

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Perugia - 12.20 ore - Ancora una volta, al centro dell'udienza della Corte d'Appello sull'omicidio Kercher, c'è stata la presunta arma del delitto; un coltello da cucina sequestrato su base intuitiva nella cucina di Raffaele Sollecito. Sul banco dei testimoni, come nella precedente udienza, ci sono i periti superpartes nominati dalla Corte d'Appello per fare chiarezza sulla prima perizia sul Dna che aveva portato alla condanna a 26 e 25 anni rispettivamente Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

Ai periti, in particolare, l'avvocato Luciano Ghirga - legale della ragazza americana - ha chiesto se sulla presunta arma del delitto ci fu un accurato lavaggio magari per poter togliere tracce che avrebbero ricondotto all'omicidio Kercher. Per i periti il coltello avrebbe subito un lavaggio superficiale, probabilmente tipico di un approccio casalingo. A dimostrazione di questo ci sarebbero ben evidenti tracce di amido che potrebbero derivare dal taglio quotidiano di pane o da un taglio di patate. L'obiettivo della difesa era quello di dimostrare che non c'era intenzione da parte di Amanda e Raffaele di lavare accuratamente e in maniera magari maniacale il coltello dato che "non è l'arma del delitto".
 

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