PERUGIA - “L'annuncio di una possibile ripresa dei lavori sulla diga di Valfabbrica entro il 2012 va accolto sicuramente in maniera positiva, anche se è utile ricordare che i 43 milioni di euro necessari erano già disponibili ormai da molti mesi e ad oggi ancora nulla si è mosso”. Lo afferma il consigliere regionale Andrea Smacchi (Pd) commentando le dichiarazioni di Diego Zurli, direttore dell'Ente Irriguo Umbro–Toscano.

Per Smacchi “bene ha fatto il sindaco Ottavio Anastasi a ricordare che già 25 anni or sono in un analogo convegno venne annunciato l'avvio dei lavori, ma alle parole non seguirono i fatti. Pertanto, oltre ad auspicare che questa sia la volta buona, è necessario agire celermente sulla strategia di riassetto degli enti messa in campo da Governo e Regione, che di fatto rischia di far slittare per l'ennesima volta l'avvio dei lavori. Il cantiere della diga – ricorda il consigliere regionale - venne aperto nel lontano 1981 ed ancora è al palo: insieme al tratto della Perugia–Ancona, rappresenta un'eterna incompiuta con il paradosso aggiuntivo che così come per la strada, non vi è un problema di risorse, quanto di pastoie burocratiche che rallentano all'infinito la realizzazione delle opere e che ormai da decenni recano solo danno all'intero territorio della fascia appenninica. Anche per questo è indispensabile non perdere l'ennesimo treno, ma agire affinché un'opera interamente finanziata possa partire prima possibile”.

“La diga ricade sui territori di Valfabbrica e Gubbio - conclude Andrea Smacchi - ed è in grado di corrispondere alle capacità idropotabili della città di Perugia, oltre che alle esigenze idriche di circa 65mila ettari di territorio dislocato nella valle umbra fino a Spoleto e nella valle del Tevere fino a Todi, nonché nelle valli minori dei torrenti Nestore, Caina e Genna”.
 

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