La manovra approvata in tempi super rapidi dal Parlamento grazie all'atteggiamento “responsabile” delle opposizioni, 70 miliardi a regime, fatta di nuovi ticket, tagli alle agevolazioni fiscali per le famiglie ed i lavoratori, blocco dei contratti nel pubblico impiego, allungamento ulteriore dei tempi per la pensione, per non parlare dei tagli a Regioni ed Enti locali, che di fatto si tradurranno o in riduzione di servizi o in aumento dei costi delle prestazioni, si abbatte come una scure sul reddito e le condizioni di vita di chi vive del proprio lavoro, fisso o precario che sia, di chi è andato in pensione e di chi il lavoro non ce l'ha. Se si prova ad obiettare qualcosa sull'ampiezza e la durezza della manovra la risposta è sempre la stessa: non si poteva fare altrimenti, toccava agire con rapidità, reperire risorse là dove era più semplice trovarle, perché.... “ce lo chiedono i mercati”.

Ma chi accidente sono questi mercati che da lunedì mattina chiedono 10 euro di ticket aggiuntivo su ogni ricetta di diagnostica o pretendono che avendo lavorato 40 anni si debba aspettare ancora 15 mesi per andare in pensione? Cosa sono queste stramaledetti mercati che entrano nella nostra vita stravolgendone le condizioni. Come ci ricorda in un bell'articolo apparso sulla rivista on line Pane ed Acqua Luciano Muhlbauer, questi mercati lungi dall'essere posti anonimi dove agiscono mani invisibili, sono luoghi dominati da concretissimi interessi e poteri con tanto di nome e cognome. Un esempio, un nome e cognome? Raymond Dalio, reddito annuo di 2,5 miliardi di dollari (secondo Fortune), fondatore di "Bridgewater Associates", il più grande hedge fund al mondo, il quale dispone di una massa attiva di 92 miliardi di dollari. E chi consiglia il signor Dailo nei suoi investimenti? Semplice le agenzie internazionali di rating, i vari Moody's, Standard & Poor's, Fincht che hanno come mission quella di indirizzare l'attività speculativa dei loro clienti, i tanti signor Dailo, verso obiettivi sempre più profittevoli e lo fanno dando pagelle alle economie degli stati di tutto il mondo, alle loro prospettive di crescita e quindi all'affidabilità del loro debito. La cosa pazzesca è che nessuno può verificare la giustezza o meno delle valutazioni di queste agenzie, perché nel momento nel quale emettono la sentenza, ad esempio declassare il debito di un certo paese, quella diventa immediatamente esecutiva, con gli investitori che vendono titoli di debito di quel paese o ne contrattano tassi più alti. Come sottolinea Muhlbauer, queste agenzie dispongono “ di un pazzesco potere che gli permette di autoavverare le loro profezie, a prescindere dal fatto che abbiano ragione o torto” . Incredibile ma è esattamente così

E' del tutto evidente che la globalizzazione finanziaria ha prodotto un mostro ingovernabile. Smantellati gli stati nazionali e la loro funzione regolatrice si è andati avanti, anche a sinistra, nell'illusione che tutto potesse risolversi attraverso un meccanismo di autoregolamentazione dei mercati. E si è giunti al disastro attuale. E' ora, quindi, di riprendere con forza il tema del ruolo di nuove sedi sovranazionali ma democratiche, ovvero rispondenti ad un mandato, che abbiano funzioni regolatrici. Questo chiama in causa in primo luogo un profondo ripensamento delle istituzioni europee. Anche perché, una volta tanto, ha ragione il ministro Tremonti, quando evocando il Titanic fa presente che in questo caso, in questa crisi, non ci sono scialuppe, neanche per quelli di prima classe. La nave è priva di scialuppe, forse per colpa dell'armatore. E questo vale in primo luogo per l'Europa, non ci sono paesi di prima classe che si possono salvare dalla crisi e dalla speculazione. E' necessario quindi attivare processi forti di cooperazione e di politiche comuni della gestione del debito.

Franco Calistri
 

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