L'editoriale di Gian Filippo Della Croce - La politica costa troppo?
di Gian Filippo Della Croce -
Ormai pare che siano in molti ad essere d’accordo: la politica costa troppo, e pesa altrettanto troppo sui conti del Paese. C’è chi ne è convinto, c’è chi fa finta di essere convinto, c’è chi è contrario.
Analizzando le tre categorie , alla prima appartiene gran parte della pubblica opinione , ovvero tutti quei lavoratori dipendenti, quei pensionati, quei piccoli imprenditori, artigiani e professionisti che in parte non arrivano più alla fine del mese, in parte sono schiacciati dalle tasse e dalla burocrazia, in parte appartengono a quello che fu una volta il “ceto medio “.
Alla seconda categoria appartiene invece personale politico che pensa che ormai sia maturo il tempo per “parlare” di una revisione dei privilegi (sfruttando la popolarità dell’argomento), in parte politici che pensano che “tanto non se ne fa nulla”. Alla terza categoria appartengono invece in parte politici convinti che la loro prestazione merita l’attuale trattamento e forse anche qualcosa di più e in parte persone che vivendo comunque nella sfera della politica temono un ridimensionamento delle loro attuali prospettive.
Un variegato quadro di interessi, in parte personale e in parte legato alla voglia di vedere finalmente all’opera una categoria di politici nuovi, ai quali interessi prima di tutto il bene comune prima di quello del loro portafoglio. Già perché ormai nella pubblica opinione si è insediato nei confronti dei politici il giudizio che sono la loro avidità e i loro privilegi i principali veleni dell’attuale stagione politica, sicuramente una delle più infelici vissute dalla nostra Repubblica. D’altro canto i media ormai non fanno che riportare ogni giorno commenti e notizie in merito agli scandali e alle malversazioni della classe politica a tutti i livelli, nazionale e territoriale, pubblicando intercettazioni telefoniche compromettenti, verbali di interrogatori, direttive di indagini e processi in corso, nonché pettegolezzi, illazioni eccetera, distruggendone sistematicamente e inesorabilmente la residua credibilità.
C’è anche dell’eccesso in tutto questo, ma ormai è un vero e proprio “tiro al piccione”, dove i piccioni sono proprio loro i politici che invece si pensano aquile capaci ancora di “osare” e che invece vengono regolarmente impiombati da una magistratura più attenta che mai e da media intenzionati a cavalcare il più a lungo possibile l’onda lunga del “malcostume”. Un’onda che oltre che lunga si sta rivelando anche alta, uno tsunami che tutto travolge, accomunando nella sua distruzione onesti e disonesti, capaci e incapaci. Che resterà alla fine del cataclisma? E’ una domanda che occorre porsi e anche con un certa urgenza perché fino ad oggi mancano risposte e alternative. Intanto si fanno i conti in tasca ai politici e ai pubblici amministratori e da un po’ di tempo in qua anche agli alti burocrati che più di un politico indica come i veri responsabili degli alti costi . Si confrontano stipendi di politici, amministratori e burocrati e i loro trattamenti pensionistici, con quelli della cosiddetta “gente comune”, se ne evidenziano le macroscopiche differenze, mentre dai palazzi del potere proviene ogni giorno la stessa musica: crisi, tagli, sacrifici e la “gente comune” comincia ad averne le scatole piene, sopratutto quando nota le enormi “differenze”.
Ma dall’Umbria sta partendo in merito un messaggio virtuoso, l’ha lanciato il vice presidente dell’assemblea regionale Eros Brega, il quale ha proposto che venga seriamente rivisto il sistema di trattamento pensionistico dei consiglieri regionali, confermandone quindi la condizione di privilegio e affermando contemporaneamente che dall’Umbria potrà venire in tal senso un esempio da imitare in tutta Italia.
Non sappiamo ancora con precisione quali siano le reazioni dei consiglieri regionali umbri a tale proposta, ma se dovesse assomigliare alla fine all’ormai famoso taglio del 10% degli stipendi consiliari effettuato mesi orsono, che a conti fatti è consistito in un “sacrificio” di 120 euro su 6000, forse sarebbe opportuno pensarci meglio, riflettendo sul rapporto fra politica e denaro che non può ignorare quello fra politica e cittadini.

Recent comments
12 years 15 weeks ago
12 years 15 weeks ago
12 years 15 weeks ago
12 years 16 weeks ago
12 years 16 weeks ago
12 years 16 weeks ago
12 years 16 weeks ago
12 years 16 weeks ago
12 years 16 weeks ago
12 years 16 weeks ago