Merloni - Patto di ferro Umbria-Marche per l'Appennino: porteremo nuovo lavoro
di bnc
PERUGIA – Umbria e Marche legate dalla vicenda Merloni. Gli anelli di questa catena sono oltre 4mila tra operai e dipendenti che da tre anni aspettano di sapere se c’è un acquirente vero per poter ritornare a lavorare. Silenziose, ma presenti ancora loro in questa sciagura, ci sono anche 14mila piccola aziende che lavoravano sul territorio con l’indotto dell’Antonio Merloni. Le risposte alla crisi non arrivano però. Per questo dopo il Presidente dell’Umbria Catiuscia Marini anche il numero uno delle Marche, Gian Mario Spacca, è tornato ad alzare la voce per non far morire la speranza. Lo ha fatto a Fabriano, questa mattina, al convegno organizzato dalla Cgil: “Il periodo del silenzio è finito e ai commissari chiediamo chiarezza sui reali interessi emersi per questa azienda. Interessi che devono essere necessariamente di natura industriale, affinchè siano salvaguardati i livelli occupazionali. Interessi legati ad asset di diversa natura, come quelli immobiliari, non ci interessano”.
Tradotto: le istituzioni e i sindacati non ne vogliono sentire di svendite immobiliari, trasferimento di produzione chissà dove e rimborsi eventuali. O si torna lavorare o non c’è trattativa.
“Dobbiamo ancora ricercare - ha sottolineato Spacca - una soluzione industriale che riguardi l'intero perimetro aziendale e contemporaneamente realizzare un processo di diversificazione. Esistono imprenditori italiani disposti a collaborare a questo progetto e per verificarne i reali interessi occorre un tavolo nazionale. Affinchè il Governo nazionale se ne faccia promotore, serve un'iniziativa ancora più forte da parte delle Regioni interessate”.
In attesa che il Governo si svegli e che i commissari producano finalmente risultati i due Governatori di Umbria e Marche hanno rafforzato il patto di sostegno: “Con l''Umbria - ha concluso Spacca- lavoreremo a progetti condivisi in grado di dare sostegno alle prospettive di sviluppo dell''entroterra appenninico, prospettive che non riguardano solo la Antonio Merloni ma che passano attraverso una nuova modalità di crescita, quel pluralismo imprenditoriale che qui è mancato e di cui oggi avvertiamo forte la necessità. Il nostro obiettivo, oggi, non è solo la resistenza, ma la creazione di nuova occupazione di qualità e giovane. Un salto di paradigma che ci vede fortemente impegnati”.

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