di Gian Filippo Della Croce

Ma in Umbria esiste una “questione morale”? L’altra sera al “Nautilus”, si sono confrontate posizioni diverse sull’argomento, oserei dire più che diverse “dissimili”, ovvero nessuna delle posizioni espresse è stata netta nel suo giudizio a dimostrazione che un certo malessere c’è, che l’ombra del dubbio è presente anche in politici consumati come erano gli ospiti del “Nautilus”. C’è stata tutta una serie di “distinguo” come a dire “la questione c’è se è….” , oppure “se intendiamo….”. Disagio? No, cautela, espressa da politici di centrodestra e centrosinistra, di lungo corso, che non hanno però volutamente lasciato il campo sgombro da legittimi dubbi, per dirla con Aristotele “ l’accidente giustifica la sostanza”, cioè a dire che gli avvisi di garanzia recapitati ad amministratori ed esponenti del PD negli ultimi tempi costituiscono “l’accidente”, mentre la “ sostanza” sarebbe costituita proprio da quel misto di dubbio e cautela di cui sopra. Quindi non sarebbe appropriato parlare di “questione morale”, quanto di un “ sintomo degenerativo” nel contesto dell’esercizio del potere legislativo esercitato democraticamente dal Partito Democratico.

Nella alquanto infuocata riunione della segreteria e della direzione regionale del partito, nel merito sono emerse posizioni contrastanti che si rifanno al confronto fra giustizialismo e garantismo che ormai alberga con fissa dimora all’interno del corpaccione del PD dall’epoca di “mani pulite”, cioè i membri dei due organismi si sono divisi equamente fra garantisti e giustizialisti soprattutto quando si è trattato di decidere se chi è stato raggiunto da un avviso di garanzia debba o non debba necessariamente fare “un passo indietro” o “attendere gli sviluppi giudiziari”, che significherebbe in soldoni dimettersi dall’incarico ricoperto o attendere gli sviluppi dell’inchiesta prima di prendere qualsiasi provvedimento. Il segretario regionale Bottini ha sintetizzato l’esito della riunione con queste parole “ Siamo garantisti, in attesa che coloro che sono stati raggiunti da provvedimenti dimostrino in tempi congrui la loro estraneità ai fatti contestatigli”.

Una formula molto diplomatica ad uso e consumo di un partito che vuol prendere tempo prima di decidere, perché ogni decisione presa su questo terreno aprirebbe comunque una discussione certamente più vasta sull’esistenza o meno di una “questione morale” in Umbria. C’è stato anche chi si è spinto al di là delle conclusioni del segretario, come l’assessore provinciale Mignini che ha individuato la Regione come l’origine di tutte le tensioni auspicando quindi che” è necessario lavorare su questo versante per uscirne nel miglior modo”, l’ennesimo messaggio neanche tanto cifrato alla Presidente Marini.

Insomma ancora una volta si è voluto indicare la necessità di completare gli asset regionali e le riforme promesse , come la “madre di tutte le battaglie” (all’interno del PD). Una madre con molti figli, che stanno nel frattempo affilando le armi per l’ultima battaglia, quella inevitabile e dalla quale è augurabile esca finalmente una nuova classe dirigente che possa guidare il partito in un momento difficile facendogli recuperare slancio riformista e trasparenza democratica e amministrativa. Uno dei politici di lungo corso ( di sinistra) presenti al “Nautilus” dell’altra sera ha detto “ basta con gli amministratori PD che vanno alle riunioni di partito con la macchina blu e l’autista”. Sorge una domanda spontanea : ma perché continuano a farlo? 

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