di Antonio Torrelli

PERUGIA – Prosegue la campagna antifascista dei Giovani Comunisti di Perugia. Dopo l’ultima conferenza stampa promossa dal Prc provinciale e dall’Anpi, i GC richiamano l’attenzione sul tema caldo del neofascismo e dei gruppi e associazioni che negli ultimi tempi hanno ripreso la propria attività sul territorio.
E lo fanno con ospiti d’eccezione. Accanto al coordinatore provinciale Andrea Ferroni e di fronte ad una sala gremita di giovani sensibili al tema, la staffetta partigiana e responsabile nazionale Anpi Bianca Bracci Torsi, il responsabile nazionale dell’osservatorio democratico sulle nuove destre di Milano, Saverio Ferrari, il responsabile nazionale antifascismo Giovani Comunisti, Daniele Maffione, e l’ex Ministro della Repiubblica, Katia Bellillo.

“Un percorso nato da tre mesi e che ci ha visto partecipi con volantinaggi in istituti superiori “, ha dichiarato oggi Ferroni dalla sede del Prc-Federazione della Sinistra di via Campo di Marte. “Il nostro obiettivo? Dare una risposta concreta al fenomeno dei movimenti neofascisti con un’assemblea intesa come punto di partenza e rilancio del tema dell’antifascismo”. E la stesura di un documento programmatico per il territorio provinciale e l’auspicio di una presa di posizione ferma di Anci e Upi con richiesta esplicitadi intervento al Presidente Napolitano.

“Proseguiremo la nostra azione per l’approvazione dell’ordine del giorno che vieti l’utilizzo di spazi pubblici a tutte le associazioni e gruppi neofascisti della provincia di Perugia -ha annunciato il segretario provinciale del Prc di Perugia, Enrico Flamini- e oggi non possiamo che esprimere tutta la nostra soddisfazione per questa iniziativa promossa dai Giovani Comunisti”.

“Credo che oggi -ha spiegato Torsi- ci sia da conoscree il passato della lotta, della Resistenza e della guerra di Liberazione. Ma anche da conoscere la natura storica del fascismo per dare a chi, per sua fortuna, non lo ha vissuto, strumenti necessari per combattere i segnali pericolosi di questa ideologia”.

“Il fascismo nel mondo non ha mai vinto da solo, ma ha ricevuto sempre il sostegno di chi come oggi fa del revisionismo storico e continua ad affermare il parallelismo tra fascismo e comunismo definendoli ‘due schieramenti che si combattevano’”. Questo perché secondo la responsabile Anpi chi è dichiaratamente anticomunista si ntroverà schierato, volente o nolente, dalla parte di chi ripropone vecchie ideologie repressive e che “sono -ha concluso Torsi- figlie legittime dell’unico sistema che le ha sempre sostenute: il capitale”.

L’antifascismo deve essere quindi un sentimento e una forma pratica di azione che riesca a coinvolgere tutti. Soprattutto di fronte a quella che Ferrari ha definito “l’eterogeneità di movimenti in continuo cambiamento nel panorama nazionale”. Con un excursus storico a cavallo tra il periodo della Resistenza e la nascita della Repubblica (toccando il tema del Msi), l’esperto ha spiegato come nel corso degli anni i nuovi gruppi di matrice neofascista hanno poi sposato la causa del nazismo ispirandosi ai principi del Terzo Reich. “Questo ad esempio -ha aggiunto Ferrari- è ciò che è accaduto a Forza Nuova, una gruppo che esce a gamba tesa dall’idea del fascismo italiano e, per questo singolo caso, abbraccia lo spirito antisemita, razzista e di gran lunga più violento della Guardia di ferro Rumena”. Nono solo fascismo, dunque, ma diffusione del neonazismo in Italia. Con figure di natura diversa dalla simbologia mussoliniana e di cui “si nasconde spesso -ha sottolineato Ferrari- l’origine di segni su cui l’estrema destra bleffa nascondendone, come nel caso della croce celtica, i richiami a forze come le SS tedesche e l’Oas francese”.

“L’antifascismo è la norma su cui si poggia tutta la Costituzione italiana”, ha dichiarato Bellillo. “Emancipazione e liberazione sono i principi e i valori conquistati da chi ha lottao per la Resistenza e che non può, come invece oggi qualcuno propone, essere equiparato a chi invece si schierò dalla parte dei privilegi di pochi come è accaduto per gli ex militanti della Rsi”.

E qui è stata la volta del ddl Fontana: “Coesiste all’azione istituzionale ed economica un tenativo di riabilitazione storica del fascismo -ha affermato Maffione-e che di fatto, oltre ad essere una provocazione, rappresenta un pericolo per le nuove generazioni”. Un pericolo che può trovare radicamento, secondo Maffione, sia negli istituti superiori che nelle Università e nei confronti dei quali è necessaria una linea politica precisa. “Per questo -ha concluso Maffione- dobbiamo rendere sistematico il nostro interveto durante tutto l’arco dell’anno per cercare di riaffermare il valore e l’adesione alla Costituzione e all’antifascismo”.

 

 

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