Giovani, il futuro è emigrare
In un Paese che solo un decennio fa prometteva il paradiso in terra ai lavoratori flessibili e oggi invece insulta la maggior parte dei suoi abitanti, ormai destinati al precariato a vita, lasciando in carica un ministro che li definisce «l'Italia peggiore», non ci si può stupire se la popolazione vive imprigionata nel presente e i giovani sognano di scappare all'estero. Due dati che emergono da due diversi rapporti: la ricerca del Censis intitolata «Il rattrappimento del presente», illustrata ieri a Roma, e il VI rapporto della Caritas Migrantes dedicato agli italiani nel mondo in occasione dei 150 anni.
Nel primo si descrive un popolo che vive di solo presente, «con uno scarso senso della storia e senza visione del futuro; al desiderio si è sostituita la voglia, alle passioni le emozioni, al progetto l'annuncio». «Manca una visione del futuro - sintetizza il presidente Giuseppe De Rita - in Europa i nostri giovani sono quelli che meno hanno intenzione di avviare una propria attività autonoma (il 27,1% contro una media europea del 42,8%)». Una «crisi antropologica» che si ripercuote sull'economia («la quota di risorse destinate ai consumi aumenta più della quota destinata agli investimenti»), sulle relazioni e lo sviluppo psico-sociale («si allentano le responsabilità familiari», e «prevale una comunicazione istantanea che fa leva sull'emotività, senza molti spazi di verifica»). Nel rapporto della Fondazione Migrantes, invece, si descrive un popolo che continua a dover emigrare. In particolare sono i giovani tra i 25 e i 34 anni che considerano (il 40%) «una sfortuna» vivere in Italia. «Il male sovrano, per i giovani italiani, è la precarietà - recita il rapporto - Seguono, nell'ordine, la mancanza di senso civico (20,6%), l'eccessivo livello di corruzione (19,1%), la classe politica (15,2%), la condizione economica (8,6%), il tasso di criminalità (3,9%) e lo stato del welfare (1,3%)».
Fonte: Il Manifesto del 22 giugno 2011

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