di Ciuenlai

Il congresso dei congressi del Pd, quello del Lago Trasimeno, si è concluso con una divisione strisciante e una non dichiarata, ma evidente, cessione di sovranità. Nonostante l’accordo di ferro raggiunto tra le parti in lotta (Batino, Giovagnola, Tomassoni, Alunni, Bianchi ecc.) un terzo dei delegati non ha votato l’unico candidato rimasto in lizza, Torrini (che ribadisco è una proposta, pasturata, voluta e concordata con i “potentati” locali dall’assessore provinciale Piero Mignini).

C’è chi lo legge come un “avviso di garanzia” consegnato al nuovo segretario dalla minoranza e chi lo vede, invece, come uno strappo “forte” nelle file degli oppositori. In ogni caso, non è poco, se si considera che la situazione fuori dal “palazzetto” non è poi così tranquilla, visto che il raggruppamento dell’avversario di Batino, il Duca di San Fatucchio, ha maggiore libertà di manovra all’esterno del partito. E di questi tempi, come dimostrano Milano e Napoli, gli esponenti non d’apparato tirano e di brutto. Soprattutto tra i giovani c’è una grande delusione per l’andamento dell’assise. Sulle parti invisibili di facebook volano gli stracci.

Decine le accuse di dirigismo e di “oligarchia imperante”. Un Congresso definito “autoreferenziale” (dice un ventenne di Castiglione), che si sarebbe giocato tutto all’interno del vecchio gruppo dirigente (secondo un iscritto di Panicale) e avrebbe avuto come unico fine la sistemazione degli incarichi ai vari personaggi in lizza “da qui all’eternità” (la metafora è di una ragazza di Passignano).

Per l’ex enclave rossa è un momento particolare. Con la presumibile perdita della Comunità Montana più bassa del mondo, l’idea di indipendenza diventa sempre più difficile. Primo perché le varie fazioni, per avere successo, hanno bisogno dell’appoggio dei vari leader regionali di corrente. Secondo perché la futura Associazione dei Comuni non è certo che riuscirà a coprire il vuoto della Comunità Montana “Colli del Trasimeno”. Terzo l’unica parte del territorio che presenta interessanti possibilità di sviluppo, la Valnestore, è legato strettamente al capoluogo; per la serie, sempre per Perugia bisogna passare.

Non è un caso che Torrini, nella sua relazione ha cercato disperatamente di disegnare un ruolo a questo territorio. Ma l’impresa è difficile se non disperata. Ci voleva una svolta larga 360 gradi. Ci voleva, dicono sempre i giovani di facebook,” Un’apertura all’esterno “che non si è vista e che nessuno ha voluto, Torrini compreso”. Le “primarie”, quelle vere, al lago, insistono i contestatori, sono una pratica sconosciuta, “sia che si tratta di nominare candidati sindaci che di nominare i segretari del partito”.

Critiche ingenerose? Rabbia per ambizioni frustrate? Può darsi. Ma su una cosa hanno ragione; Il gruppo dirigente che ha preso il comando del traghettamento dal Pci, ha mantenuto intatti i suoi vizi di origine. L’impermeabilità alla mutazione, la diffidenza, anzi direi l’ostilità verso tutti i dirigenti che hanno tentato di aprire il lago ad una dimensione regionale ed extra regionale (Festuccia, Faltoni, Panettoni ecc.), la paura delle novità e delle giovani generazioni. E non è un caso che dopo l’epoca dei “capipopolo”, il Trasimeno non abbia più prodotto dirigenti di spicco del quadro regionale.

Anzi, piano piano, gli ex Pci sono scomparsi dalla nomenclatura Umbra, soprattutto da quella che conta. Fuori delle loro mura, a Perugia, sono rappresentati solo da due consiglieri provinciali (Carloia e Fallarino). Nella scorsa legislatura avevano un Consigliere Regionale (Ronca), il Vicepresidente della Provincia (Giovagnola) e tre Consiglieri Provinciali. Adesso Niente Regione, niente assessori, niente Presidenti, niente vicepresidenti, niente cose grosse; punto. Se questo non è declino ditemi voi cos’è?

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