PdCI Orvieto: "Habemus quorum. Ormai il re è nudo e se ne sono accorti tutti"
Habemus quorum, ce l’abbiamo fatta! E mai, come stavolta, hanno contato i comitati e la militanza e, soprattutto, più di tutto, quell’area di informazione ancora libera che si chiama internet. Fosse stato per la maggior parte dei mass media, tutto si sarebbe svolto e risolto in maniera attenuata, sussurrata, sempre un po’ cinica ed indifferente. E invece quelli che ogni giorno navigano su internet gridavano, correvano, s’appassionavano come matti… Hanno informato, specificato, hanno inventato video, graffiti, fotomontaggi, hanno scherzato e drammatizzato. Una straordinaria campagna elettorale a costo zero.
Si sono alternati ottimismi e scongiuri fino all’ultimo minuto. E tutto quel chiacchierare senza mai perdersi d’animo è arrivato dentro la coscienza della gente, nelle chiacchiere di famiglia e di quartiere. Un nuovo senso comune, vien da dire, una nuova Italia che si ribella, crede in quello che fa e vuole farsi migliore. Che succederà ora? Se Berlusconi e i berluscones avessero un po’ di dignità basterebbe il raggiungimento del quorum per dare le dimissioni immediate. Ma da diciassette anni abbiamo a che fare con una razza politica padrona, puramente di potere, che fa i propri calcoli sui propri interessi. Berlusconi, completamente fuori di testa, parla d’altro. Sembra un pugile suonato. Decine e decine di dichiarazioni sul grande amico Israele come un tempo faceva con la Libia. Un governatore leghista dichiara che i referendum con il governo non c’entrano nulla, un altro, militante di Comunione e Liberazione, che sono altre le cose serie.
Mi è venuto da pensare: ma quali sono le cose, i problemi, le difficoltà che sono serie e c’entrano con il governo? Non esistono. Esiste solo un uomo che s’è aggrappato al potere per non finire in galera. Un geniaccio della comunicazione, non c’è che dire, che ha costruito un impero col malaffare trasformandolo in una sorta di italian dream. Se ce l’aveva fatta lui, tutti potevano farcela. L’ex cabarettista ha nascosto i mali d’Italia con i suoi tesori, le sue ville, i miliardi che scorrevano a palate. E che sembravano lì, a portata di ogni mano. Altro Che sogno italiano! Un incubo che è sembrato senza fine.
Ma adesso è finita, datemi retta, è finita! Potranno far finta di niente, potranno resistere un altro po’. Ma ormai il re è nudo e se ne sono accorti tutti. Lunedì 13 giugno 2011. Ore 15. I colori, gli odori, le facce, sono quelli della vittoria. Non una vittoria come tante, non una vittoria alle elezioni, che pure conta ed è il passo immediatamente successivo. La vittoria a questi referendum è molto di più. È un lungo inesorabile processo al sistema capitalistico e alle sue leggi. È la vittoria di tanti uomini e tante donne che bussando alla porta del vicino gli hanno ricordato di andare a votare e votare sì, è la vittoria di tante iniziative fatte in giro per l’Italia di chi, con la forza della ragione, umilmente, andava a dire che l’acqua è e deve restare bene comune, che il nucleare non solo danneggia la salute e saccheggia le risorse naturali ma è anche improduttivo economicamente, tranne che per chi ci lucra indiscriminatamente sopra. È questa la vittoria del popolo italiano contro il suo dittatore, colui che giunto ormai al capolinea non si rassegna a farsi processare e condannare, come è giusto che sia, perché gli si spalancherebbero inesorabili le porte della galera. È la vittoria contro l’indifferenza di chi vuole che le cose vadano per come devono andare senza condizionarne il corso.
Eppure, oggi, tutto questo passa quasi in secondo piano, perché la gioia è più forte, ancor più che contro qualcuno, per qualcosa, per quella libertà e per quella speranza,come il verde speranza della scheda n 4 che il popolo, il nostro popolo, la parte buona del nostro Paese ha saputo riconquistare a suon di partecipazione. Oggi più che mai la libertà è partecipazione. Quanti volti sorridenti in piazza, due ragazzi si baciano e si abbracciano, sono felici perché possono amarsi in un mondo migliore, qualcuno pare che pianga perché ha lottato una vita per queste cose e non pensava di dover tornare a farlo, e comunque vincere. Lo spumante inonda corpi accaldati dalla grande afa e si canta e si balla. La piazza delle 15 non è solo Piazza della Bocca della verità, dove uomini e donne di ogni età si sono ritrovati per gioire del raggiungimento del quorum al referendum, quindi della vittoria del sì. La piazza delle 15 è l’Italia intera che celebra la sua liberazione da quel sistema di potere che è stato sconfitto dalle idee, dal coraggio, dalla semplicità della gente comune.
Molti di noi, per lungo tempo, si sono quasi sentiti inutili, perché la società aveva preso una strada diversa dai principi in cui crediamo. Oggi sentiamo di esserci riappropriati di qualcosa, di quel senso di utilità, per noi stessi ma soprattutto per quelle generazioni future a cui dobbiamo un mondo migliore da come si stava prefigurando.
Ciro Zeno

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