Thyssen: i sindacati di Terni chiedono un tavolo attivato dal governo
TERNI - Conoscere il piano di scorporo dell'area inox annunciato dalla ThyssenKrupp anche attraverso un tavolo istituzionale attivato dal governo: e' quanto chiedono le segreterie territoriali dei metalmeccanici di Terni di Cgil, Cisl, Uil, Fismic e Ugl, che oggi hanno tenuto una conferenza unitaria per lanciare ''un messaggio di preoccupazione sul futuro degli stabilimenti ternani e con essi di tutto il territorio''.
''Vogliamo innanzitutto capire cosa prevede il piano dello scorporo - ha detto il segretario provinciale della Fiom-Cgil, Attilio Romanelli - che e' dovuto a un problema di indebitamento del gruppo, quindi esclusivamente a questioni di carattere finanziario e non legate al nostro territorio. La sede dove questo confronto puo' svilupparsi, pero', non puo' piu' essere l'azienda, ma un soggetto terzo e garante come il governo''.
Anche secondo il segretario della Fismic Gioacchino Olimpieri e quello provinciale della Cisl Faliero Chiappini ''la vicenda della Tk deve essere necessariamente conclusa, il prima possibile, su un tavolo istituzionale. E' necessario rilanciare un percorso di iniziative forti per attivare un confronto con l'azienda ai massimi livelli. Il governo ci deve dire chiaramente se la siderurgia e' strategica o no''.
I rappresentanti sindacali hanno poi annunciato un incontro che si terra' il prossimo 20 giugno con i parlamentari umbri e quelli europei per sollecitare iniziative a proposito. Nella stessa data e' previsto anche il faccia a faccia con il responsabile del personale del gruppo, Ralph Labonte, nel quale potrebbero essere resi noti alcuni ulteriori dettagli del piano. La preoccupazione dei sindacati viene poi estesa alla situazione del polo chimico, dopo il rifiuto da parte della Basell dell'offerta di acquisto della Newco.
''Se sommiamo la vicenda ThyssenKrupp e quella Basell a tutte le difficolta' del territorio - ha aggiunto il segretario provinciale della Cgil Lucia Rossi - e' chiaro che c'e' necessita' di costruire una vera e propria vertenza sul tessuto produttivo territoriale. Questo territorio e' in credito, non possiamo permettere che si concretizzi una nuova fase di deindustrializzazione facendo in modo che le scelte delle multinazionali passino sopra le nostre teste. Il ruolo del governo in questo senso e' determinante''.

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