Incidenti - Umbria sopra media nazionale.Vinti: Allerta per tutte le istituzioni
PERUGIA - In Umbria i dati Istat per il 2009 (3074 incidenti, 76 decessi) descrivono una situazione ancora molto delicata, con un numero di vittime superiore alla media italiana. L’incidentalità stradale in ambito regionale ha raggiunto livelli di guardia forse maggiori di quelli delle vittime sul lavoro.
Secondo i dati in possesso della Polizia Municipale di Perugia e dell’Aci, si scopre tra l’altro un quadro che sfata anche alcuni luoghi comuni. Emerge infatti che ad essere più pericolose sono le città e non le autostrade. Le strade urbane sono teatro del 52% degli scontri ed il 13% del tasso di mortalità. Velocità (25,98%), mancato rispetto della segnaletica (24,45%), distrazione (18,47%) e mancata distanza di sicurezza (14,02%) sono in ordine le cause principali degli incidenti. Mentre i giorni più a rischio sarebbero il giovedì ed il venerdì, sfatando così l’altro luogo comune, quello del sabato sera.
“La sicurezza stradale è una questione politica, afferma Vinti, e per affrontarla come tale vanno ridiscusse questioni complesse: dallo sviluppo delle città, alle infrastrutture, a nuovi strumenti legislativi e di governance, alla giustizia, al sostegno delle vittime della strada, all’educazione e formazione. Sono, quindi, molteplici le questioni che s’intrecciano”.
Ma qual è la situazione nel nostro paese? Un sistema viario inadeguato ed obsoleto. Fondi per la messa in sicurezza delle strade assolutamente insufficienti e tagli. Uso di nuove tecnologie nella più totale arretratezza, confronto con l’Europa sconfortante. Le statistiche ufficiali parlano di oltre 4000 morti all’anno, 68 morti ogni 100.000 abitanti: l’Italia al decimo posto in Europa.
“Le modifiche al codice della strada – continua Vinti - rappresentano un intervento debole e soprattutto insufficiente a garantire più sicurezza. Le minacce di sanzioni difficilmente cambieranno abitudini e vizi degli automobilisti italiani. Bisogna giocare a prevenire. Potenziamento dei controlli, sensibilizzazione e formazione dei giovani devono andare di pari passo col miglioramento della rete stradale e della segnaletica. Come pure con l’incentivazione di trasporti pubblici efficienti e convenienti, capaci di offrire una valida e praticabile alternativa alle quattro ruote”.
Secondo l’Assessore regionale “c’è bisogno in sostanza di un vero e proprio progetto nazionale che metta insieme i diversi elementi e che metta in campo i necessari mezzi economici. Come si fa a parlare di sicurezza stradale quando poi sappiamo che l’impegno concreto è sempre più esiguo? Alcuni confronti ci possono dare un’idea: lo stato italiano spende in sicurezza stradale da 20 a 50 centesimi di euro per abitante, Francia e Inghilterra tra 25 e 30 euro. Diciamo pure che negli ultimi dieci anni qualcosa si è mosso ma non tanto da raggiungere gli obiettivi europei.
Solo da alcuni giorni l’Italia ha aderito al “Piano d’azione per la sicurezza stradale 2011-2020.” Campagna mondiale promossa dalle Nazioni Unite. Sarà la solita dichiarazione d’intenti o finalmente si pensa ad un impegno nuovo? “Insieme possiamo salvare molte vite”. Certamente insieme e a condizione che ciascuno faccia la propria parte”.

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