Gli insegnanti sono in lotta: non lasciamoli soli
di Patrizia Proietti, Segreteria regionale PRC–Federazione della Sinistra -
Finalmente il vento cambia. Le importanti vittorie ai ballottaggi dei candidati della sinistra (o del centro-sinistra) nelle maggiori città italiane chiamate al voto e la cocente “sberla” che tutto il centro-destra si è presa in pieno viso hanno aperto scenari considerati inverosimili fino a qualche mese fa. In questo risultato non si può negare il ruolo giocato dalle mobilitazioni, per quanto non sempre di massa, dei lavoratori dell’industria, dei precari, degli insegnanti, degli studenti, delle donne che hanno tenuto accesa una qualche forma di ribellione nei confronti delle manovre draconiane del governo, unica manifestazione del potere esecutivo negli ultimi anni, e nei confronti dei soprusi di Marchionne, modello cui Confindustria intende ispirarsi nel futuro.
La chance che tutti noi abbiamo di difendere il bene comune per eccellenza, l’acqua, di salvaguardare la nostra salute e quella del pianeta votando contro il nucleare, e di cancellare la legge sul legittimo impedimento con il referendum del 12 e 13 giugno ci dice che riprenderci il diritto di decidere del nostro futuro è ancora possibile.
Siamo solo all’inizio della risalita di una china infinita.
I tagli di risorse destinate all’istruzione da parte del Governo per il prossimo (ed ennesimo) anno, che vanno di pari passo con la riduzione dell’offerta formativa e del tempo scuola, significheranno ulteriori gravi difficoltà anche per la scuola pubblica umbra in termini economici e di personale. Già a partire dalla scuola dell’infanzia si registra un incremento significativo di nuove iscrizioni (+435) che andranno inevitabilmente a costituire lunghe liste di attesa; nelle scuole elementari, all’aumento dei nuovi iscritti (+439) si aggiungono gli ingenti tagli del personale docente (-98) che, eliminando le compresenze, faranno precipitare la qualità della nostra istruzione; nella scuola media, il lieve incremento di nuovi iscritti (+126) fa sì che i problemi di bilancio non degenerino ulteriormente. I precari già rimasti senza lavoro negli ultimi anni danno l’addio ad ogni speranza di rientrare nella scuola, anche a singhiozzo o con spezzoni di orario distribuito nelle sedi più disparate.
Dopo la campagna contro la somministrazione delle prove Invalsi agli studenti, che ha suscitato una buona adesione tra i lavoratori della scuola, ora si profila un nuovo (per modo di dire) fronte di lotta: il blocco degli scrutini indetto per il 14 e 15 giugno.
Ma la difficile, e troppo spesso solitaria, battaglia degli insegnanti in difesa della scuola pubblica e in favore di una visione inclusiva della scuola non può essere lasciata alle sole loro forze; l’istruzione pubblica è uno dei presidi democratici da difendere ad ogni costo e non rappresenta affatto una responsabilità esclusiva di quella schiera di docenti che non si vuole rassegnare all’imbarbarimento culturale che affligge da anni la scuola pubblica italiana. È un diritto fondamentale su cui sarà utile fondare una reale alternativa politica che, ci auguriamo, succederà al berlusconismo.
Le difficoltà in cui versa il governo e la sua maggioranza rappresentano un’ottima occasione non solo per infliggere al centro-destra un’ulteriore sconfitta, ma per restituire al diritto allo studio, al diritto all’istruzione pubblica, al diritto alla conoscenza la centralità e la dignità che meritano. Non sprechiamola.

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