TERNI - Mercoledì 1 giugno, durante la presentazione di un libro a Palazzo Gazzoli aTerni, il gruppo autorganizzato di donne Le De’Genere ha puntualizzato la situazione sulla pillola abortiva RU486 nella Regione Umbria. 

Il gruppo ha messo in particolare evidenza quanto le varie vicende politiche che hanno interessato la Regione in questo ultimo anno - le dimissioni di Riommi dall’Assessorato alla Sanità, l’ostruzionismo all’interno della maggioranza fatto dai consiglieri Smacchi e Barberini, l’avallo a questo ostruzionismo da parte del presidente del Consiglio Regionale Brega, i temporeggiamenti politici a fini elettorali dell’ala cattolica del PD, l’inchiesta giudiziaria in cui è coinvolto Brega per gli eventi Valentiniani – stiano rimandando di fatto la delibera applicativa per la pillola RU486 a non si sa quando, continuando così a negare alle donne la libertà di scelta ed il libero accesso all’aborto farmacologico.

Al parere del comitato tecnico-scientifico in favore del day hospital del luglio 2010 (come se ci fosse bisogno di ribadirne la validità, dato l’utilizzo ormai consolidato da oltre vent’anni in tutta Europa) incaricato dalla Regione stessa, non ha fatto seguito alcuna delibera di giunta né di consiglio regionale.

Le pressioni praticate dalle donne dell’Assemblea Femminista Umbra (De’Genere di Terni, Sommosse di Perugia, L’Albero di Antonia di Orvieto e Civiltà Laica), cui si stanno aggiungendo sempre più donne della città sensibili al tema, hanno conseguito un impegno concreto della Regione, ovvero di prendere parte al tavolo di confronto per la pre-adozione del protocollo applicativo, che sarebbe dovuto seguire al parere giuridico di un legale rispetto a questioni tecniche sul Day Hospital.

Verificheremo che tale impegno si realizzi entro il mese di giugno, per rendere concreta ed efficace la partecipazione delle donne, a distanza ormai di un anno dal parere espresso dal comitato tecnico.

Al parere giuridico pretendiamo che faccia seguito una presa di posizione chiara della Regione in favore del Day Hospital e che siamo coinvolte tutte noi donne che, presenti sul territorio, tocchiamo con mano la mancanza di una normativa che permetta alle donne di praticare un’alternativa valida all’aborto chirurgico tramite la pillola RU486.

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