2 Giugno - Marini: "Mai dimenticare che Repubblica è fondata sul lavoro"
PERUGIA - "La Festa della Repubblica, che si celebra domani 2 giugno, è occasione per ricordare i valori fondamentali, e ancora oggi attuali, della nostra identità di cittadini italiani, a partire da quello dell'unità e indivisibilità della nazione". È quanto afferma la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini. "Non si deve mai dimenticare - sostiene - che la nostra Repubblica è fondata 'sul lavoro', tema di grande e drammatica attualità, per la grave crisi economica che da tempo investe il Paese e riguarda milioni di cittadine e cittadini italiani. E prima di tutto i giovani. A loro soprattutto, lo Stato, in tutte le sue articolazioni, deve offrire la possibilità di guardare al futuro con fiducia e speranza".
"Da alcuni anni - sottolinea la Presidente - la nostra Repubblica vive una nuova stagione di riforme, quella del federalismo. Crediamo nella riforma dello Stato in senso federalista, purché questo sia equo e solidale, e capace di esaltare lo stesso sentimento di unità nazionale. Perché un federalismo basato sull'autonomia dei territori, che insieme concorrono per la crescita ed il progresso del Paese e del nostro popolo, è l'unico possibile".
"La Festa della Repubblica, che ne commemora quest'anno il 65esimo anniversario - prosegue - coincide con i 150 anni dell'Unità nazionale. Una duplice ricorrenza che imprime alle celebrazioni di domani un significato ancor più profondo: l'unità e indivisibilità dello Stato. Il 2 e 3 giugno del 1946 gli italiani, con il referendum istituzionale a suffragio universale, scelsero democraticamente la forma repubblicana dello Stato, frutto della grande e valorosa pagina scritta dalla Resistenza e dalla lotta di Liberazione. Per questo - conclude la presidente Marini -, ritengo inaccettabili i reiterati tentativi di mettere sullo stesso piano, attraverso iniziative legislative, i protagonisti della nascita della Repubblica libera e democratica e chi, invece, si adoperò affinché la tragica esperienza del fascismo potesse continuare a vivere nel nostro Paese".

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