Di Claudio Grassi - Anteprima di Liberazione del 1 giugno 2011

Il Paese sta voltando davvero pagina. I risultati dei ballottaggi assumono un significato politico di straordinaria importanza. Perde Berlusconi in casa propria, nella capitale del blocco di potere della destra italiana. Perde il centrodestra a Napoli, e con Lettieri perdono i poteri forti, le cricche, il malaffare. Perde il Pdl a Cagliari, Trieste, Novara. Perde la Lega in tutto il Nord, capovolgendo un trend che fino a pochi mesi fa sembrava inarrestabile. Cadono roccaforti, crollano le certezze del sistema berlusconiano.
E vincono, in questa nuova primavera italiana, i candidati della sinistra, volti puliti che incarnano nei loro programmi radicali, così come nei loro modi gentili, il cambiamento, la speranza, la rottura con il paradigma stesso della vecchia politica, consociativa, clientelare, arraffona. La sveglia suonata due settimane fa ha suonato questa volta ancora più forte, configurando una misura della sconfitta berlusconiana oggettivamente inaspettabile, straordinaria.

Se tutto ciò aprirà formalmente la crisi del governo è da verificare, è possibile ma per nulla certo, perché le risorse (in primo luogo economiche) di Berlusconi sono eccezionali. Tuttavia il dato irreversibilmente acquisito è che la destra italiana è entrata in una crisi verticale di consenso, di appeal, di omogeneità, di organicità. Di contro, dicevamo, c’è una nuova Italia che ha ripreso in mano il proprio destino, trascinando alla vittoria Pisapia, De Magistris, Zedda e tutti gli altri. Possiamo dire che la vittoria elettorale della sinistra è stata lo strumento che il risveglio dei movimenti di questi mesi ha trovato per fare sentire la sua voce e il suo impeto. La campagna referendaria per l’acqua pubblica, il protagonismo della Fiom, la forza straordinaria della Cgil, il movimento delle donne, gli studenti e i giovani precari: ognuno di questi soggetti si è trasformato in un tassello decisivo per la vittoria. Creando un clima sociale e politico di opposizione e alternativa e partecipando concretamente alle campagne elettorali.

Se c’è un dato politico che queste elezioni ci consegnano è la smentita della tesi sulla quale le classi dirigenti dei partiti del centro-sinistra hanno costruito negli ultimi vent’anni il loro profilo strategico: l’idea che si vince al centro, inseguendo i moderati e esaltando la compatibilità con il sistema a discapito della radicalità, della discontinuità e dell’alternatività. Come si diceva, la biografia culturale e politica dei nuovi sindaci di Napoli, Cagliari e Milano, così come il loro programma, dicono esattamente il contrario.
Dovrebbe farsene una ragione – lo diciamo per inciso - Beppe Grillo, che ha perso un’altra occasione per tacere. Ha insultato, con la consueta volgarità, Giuliano Pisapia («Pisapippa») e tutti noi, non riconoscendo che quello che oggi è in campo è un progetto di cambiamento della società italiana che passa per il coinvolgimento e la partecipazione, e non per la demagogia e la delega al guru, che passa per la politica (la riscoperta della politica vera, quella che dà e restituisce passione) e non per la vittoria della frustrazione dell’antipolitica.

Dentro questa vittoria il ruolo della Federazione della Sinistra è stato importante. Nonostante l’oscuramento, che prosegue anche dopo i ballottaggi (nessuna televisione ha ricordato che a Napoli la Fds ottiene sei consiglieri comunali, per fare solo un esempio), abbiamo dato un contributo importante, a partire proprio dalle realtà (come Milano, Napoli e Cagliari) nelle quali il profilo complessivo della coalizione è stato chiaro, univoco e marcatamente di sinistra. Ma non possiamo fermarci, perché questo è il momento giusto per dare l’ultima spallata al governo. In questo clima, il raggiungimento del quorum ai referendum è tutto fuorché impossibile. Ma occorre lavorarci, perché i risultati non arrivano mai da soli. Dobbiamo moltiplicare le energie, le iniziative, la nostra capacità di mobilitazione.

L’ultimo comitato politico nazionale del partito ha ribadito un indirizzo in sintonia con ciò che si sta concretamente realizzando nel Paese. Unità del centro-sinistra senza rinunciare alla nostra autonomia e al nostro programma; unità della sinistra, per rendere più forti e credibili le nostre lotte e rappresentare i lavoratori, gli studenti, i movimenti straordinari di questi mesi; rafforzamento, dentro la sinistra, del nostro progetto politico, della Federazione e di Rifondazione Comunista. Bisogna essere però attenti, e non derogare da questi impegni, da ciò che abbiamo stabilito, non facendo passi indietro e nemmeno fughe in avanti. Il popolo della sinistra e il Paese ci hanno dato fiducia dopo anni di disillusione e di disamoramento. Non dobbiamo più tradirli.

Condividi