Le riflessioni sviluppate ieri da Leonardo Caponi, reduce dal dibattito tra i partiti della sinistra promosso da Essere Comunisti, ci stimola a proseguire sulla strada da lui tracciata. Cosa fare per evitare che ciascuna delle parti in causa continui a proseguire imperterrita per la sua strada, rischiando di prolungare per chissà quanto tempo ancora la frantumazione attuale che impedisce alla sinistra di incidere veramente nei processi politici in corso nel Paese?

Caponi si mostra scettico su entrambe le ipotesi che realisticamente meritano di essere prese in considerazione in questa fase: quella di Sel, ovvero della conquista dall’interno del Pd, e quella della Federazione della Sinistra della costruzione di un polo nel centrosinistra alternativo al Pd: nella prima, afferma, c’è troppo governo, nella seconda non ce n’è per niente per cui è destinata a fallire quando si contrappone al Partito Democratico che viene comunque visto come il “male minore” dagli elettori di centrosinistra (Torino insegna).

Sinceramente condividiamo con Caponi il timore che il progetto vendoliano di fare breccia all’interno del Pd entrando in questo partito con il disegno di imporvi, attraverso il gioco delle primarie, un candidato fortemente carismatico (Vendola medesimo, ovviamente), capace di scombinare gli equilibri interni a quel partito, sia destinato al fallimento. Non perché Vendola non abbia in sè una forza di attrazione formidabile, ma per come è combinato ora il Pd, fortemente condizionato dalla “corrente” ex margheritina che non accetterà mai, a costo di produrre una scissione, uno spostamento a sinistra degli equilibri raggiunti. Proviamo solo ad immaginare quale sconquasso produrrebbe nel Partito Democratico il tentativo di accrescere al suo interno una visione laica sulle grandi questioni dell’etica.

Reale è, dunque, il rischio, paventato sempre da Caponi, che Vendola possa rimanere “fagocitato” in questo gioco, determinando con ciò una nuova e pericolosa delusione in quell’elettorato di sinistra che c’è e che, da quando è stato sciolto il Pci, attende di essere di nuovo rappresentato.

Ora, pur considerando il ruolo che il Pd dovrà continuare a giocare nello schieramento di centro sinistra, in una prospettiva di superamento del berlusconismo, se vogliamo che l’orizzonte politico del Paese vada però oltre questa aspettativa “minima”, a nostro modesto parere è senz’altro più realistico chiamare tutte le forze sparse della sinistra alla costruzione di un nuovo “soggetto” politico capace di indicare obiettivi volti non solo a razionalizzare la società liberista alla quale il Pd è ormai irrimediabilmente votato, ma a introdurre anche elementi di maggiore solidarietà e giustizia sociale. Se, come l’Istat ci dice, oltre la metà dei pensionati italiani vive con meno di 500 euro al mese, è il caso di dire che di questo l’Italia ha estremo bisogno.

Alla luce di tutto ciò si rafforza la proposta di lavorare per fare lievitare una “Sinistra antagonista” anche nel nostro Paese, chiamando a parteciparvi tutte le soggettività realmente interessate a fare sì che questo mutamento accada: Federazione della Sinistra, Sel, Idv ed altre ancora (i Verdi in primo luogo).

Anche le ultime consultazioni amministrative ci dicono che esiste una base reale sulla quale possiamo utilmente lavorare: se guardiamo ai risultati conseguiti dalle liste di sinistra nei tre Comuni umbri con popolazione superiore ai 15mila abitanti dove i cittadini sono stati chiamati ad esprimersi, vedremo che sommati si arriva sempre a percentuali a due cifre: 10,9% ad Assisi; 11,92% a Città di Castello; addirittura 25,49% a Gubbio, percentuale quest’ultima che potremmo addirittura considerare superiore includendovi i voti guadagnati da una lista civica chiaramente orientata a sinistra.

Ci attendiamo, come altre volte è accaduto in passato, non pochi distinguo al riguardo, da parte di chi è interessato soprattutto a mettere in evidenza le divisioni piuttosto che i punti di contatto (non pochi) che dovremmo tutti privilegiare per portare a compimento questo disegno; come non mancherà chi ci farà presente di avere votato per uno o l’altro dei tre partiti che abbiamo indicato, proprio perché era distante e distinto dagli altri due. Noi chiediamo però a tutti di farla finita con il gioco delle esclusioni che ci ha sin qui paralizzato, di mettere da parte asti e rancori, alle volte anche personali: le percentuali di chi ha votato a sinistra in Umbria sono quelle che sono ed altrettanto possiamo dire nel resto d’Italia. Percentuali che ci fanno sperare nella possibilità di riequilibrare i rapporti nell’ambito del centro sinistra, a patto che ci si impegni tutti indistintamente a lavorare al di fuori del Pd per realizzare questo obiettivo.

Eugenio Pierucci
 

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