(di Angela Majoli) (ANSA) - ROMA - Stangata dell'Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni sui tg dopo l'offensiva tv del premier Berlusconi di venerdi' scorso. A maggioranza l'Agcom infligge il massimo della multa, 258 mila euro, a Tg1 e Tg4 perche' ''recidivi'', e 100 mila euro a Tg2, Tg5 e Studio Aperto.

Si spaccano la stessa Authority - i commissari di maggioranza parlano di decisione dettata dalle ''pressioni'' della sinistra - e gli schieramenti, con l'opposizione che plaude e il centrodestra che contesta l''offesa al diritto'. E se Mediaset ''allibita'' annuncia ricorso al Tar, in Rai la partita si giochera' nel cda di mercoledi': 'amministrative 2011 e provvedimenti Agcom' recita il punto inserito all'ordine del giorno dal presidente Paolo Garimberti.

Le interviste a Berlusconi, ''contenenti opinioni e valutazioni politiche sui temi della campagna elettorale, ed omologhe per modalita' di esposizione mediatica'' hanno ''determinato una violazione dei regolamenti elettorali'' della Vigilanza e dell'Agcom: per questo la commissione Servizi e Prodotti dell'Authority decreta le maxi-multe.

A favore votano il presidente Corrado Calabro' e i commissari Michele Lauria, Gianluigi Magri e Sebastiano Sortino. No da Antonio Martusciello (relatore del provvedimento con Lauria) che poi, con i colleghi Stefano Mannoni, Roberto Napoli e Enzo Savarese stigmatizzera' duramente la decisione come ''un precedente che vulnera la certezza del diritto e il principio di legalita'''.

La delibera segue ''una valutazione strettamente giuridica e nessuna valutazione politica'', rivendica in serata Calabro': ''La commissione ha fatto una valutazione tecnica e giuridica della situazione: la violazione c'e' e le sanzioni ne sono la naturale conseguenza''.

Durissima la presa di posizione di Mediaset, che impugna le multe e accusa l'Authority di diventare ''parte anziche' arbitro, come la legge vorrebbe, del confronto politico''. Si difendono i direttori dei tg di Cologno Monzese: Clemente Mimun parla di ''pesante intimidazione'', Emilio Fede di ''palese disonesta' politica'', Giovanni Toti di ''decisione lesiva della liberta' di stampa''.

Dalla Rai batte un colpo Augusto Minzolini: ''Sono esterrefatto. Secondo l'Autorita' il capo del governo non doveva essere intervistato'', commenta il direttore del Tg1, convinto che sia stato ''messo da parte il criterio giornalistico'', ma anche ''quello della par condicio, visto che l'equilibrio in tv era assicurato dalla natura e dai tempi delle presenze dei politici dell'opposizione''.

Il caso finira' mercoledi' sul tavolo del cda Rai: in sede collegiale - a quanto si apprende - si cerchera' di trovare un orientamento sulle decisioni dell'Agcom ed eventualmente sulla formalizzazione del ricorso contro le sanzioni. Ma le frizioni non mancheranno. ''La Rai deve difendere la propria credibilita' e tutelare il proprio patrimonio'', avverte il consigliere Rizzo Nervo, che ha chiesto a Garimberti di ''porre il tema della responsabilita' personale di chi ha sbagliato''. Anche per il segretario Usigrai Carlo Verna l'azienda deve ''rivalersi sui direttori'' responsabili delle multe.

Dalla maggioranza, invece, il consigliere Antonio Verro punta il dito contro l'Agcom ''che ha alzato i toni di questa campagna politica invece di riportare il dibattito nell'alveo di un piu' corretto equilibrio istituzionale'' e sottolinea che ''sanzionare i tg per una singola intervista senza tenere conto degli altri dati disponibili sulla par condicio, crea senza dubbio un pericoloso precedente per la liberta' di espressione'' dei tg.

Nel giorno in cui il presidente della Cei Angelo Bagnasco invoca lo stop alle risse e invita i media a non essere fusi con la politica, la decisione dell'Agcom getta benzina sul fuoco tra gli schieramenti. ''Paghino di tasca loro i direttori'', auspica il leader Idv Antonio Di Pietro. La multa e' una ''tassa Minzolini che dovranno pagare gli italiani'', lamenta il coordinatore della segreteria Pd Maurizio Migliavacca. Per chi ''si ostinasse a perseverare nell'errore la sanzione successiva sarebbe la sospensione delle frequenze'', avverte dall'Udc Roberto Rao.

Opposta la valutazione del capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri: ''La decisione dell'Agcom offende il diritto. Multino semmai chi manda in diretta sulla Rai Ciancimino''. Gli fa eco il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: ''La decisione dell'Agcom e' grottesca e faziosa'' ed e' ''segno di una caccia alle streghe indegna''.
----------------------------------------
Insomma, per i signori che ci governano sarebbe legittima l’occupazione delle reti Tv pubbliche e private da parte del presidente del Consiglio candidato a Milano e con il simbolo del suo partito alle spalle. Strano concetto di democrazia, questo: è del tutto evidente che parlava come capo di partito e non come capo di governo. (ndr).
 

Condividi