Pompei e le massime da apprendisti stregoni: chi ben amministra chiude.
Se fossimo stati nei panni di Giuseppe Pompei, Assessore con delega al nulla dell'I Care ed alla crisi economica come opportunità, avremmo senz'altro usato molta più prudenza della sua nel replicare ad un semplice attestato di realtà. Sulla chiusura del Centro ceramica, infatti, non abbiamo fatto alcuna strumentalizzazione politica, ma abbiamo solo e semplicemente registrato un dato incontrovertibile di verità: Pompei che da Assessore si era fatto nominare Presidente del Centro, ha pubblicamente guidato questa storica esperienza alla sua liquidazione. Dopo la sua replica, sappiamo che nel linguaggio sacerdotale del cosiddetto I Care i termini chiusura e fallimento, oltre ad essere sinonimi di rilancio, prendono anche il significato di "buona amministrazione".
Le sue parole da novizio, nel merito, confermano poi quello che abbiamo sempre pensato: questi signori effettivamente non sanno dove si trovano e che ci stanno a fare nella pubblica amministrazione locale. Altrimenti non parlerebbe delle attività tradizionali del Centro nei termini dispregiativi da lui usati allorquando, nell'attestare la sopravvenuta indisponibilità delle risorse ad esse dedicate, le annovera ad un accanimento terapeutico.
Nel ragionamento di Pompei si svela tutta l'incapacità e tutta la diabolica e distruttiva perseveranza del ceto politico berlusconiano. Ora sappiamo che la formazione integrata che ha consentito anche nella nostra Città di sviluppare una rete di interventi importanti e di azioni lungimiranti in grado di produrre buone prassi collaborative tra la scuola ed il territorio, tra la scuola e il mondo del lavoro, tra la scuola e l'impresa, per questi signori è accanimento terapeutico, in barba alle richieste avanzate nel piano dell'offerta formativa del nostro Istituto d'istruzione superiore e con buona pace delle politiche per la formazione professionale e per l'abbattimento dell'abbandono scolastico.
In verità, nel Paese il cui governo così amato dal Pompei sta distruggendo scuola ed università pubbliche e nel Paese il cui governo è l'unico in Europa a non essere dotato di uno straccio di politica industriale fondata sulla ricerca, sulla formazione, sull'innovazione e sulla conoscenza, la posizione di un assessore in procinto di andarsene e di cui sono così note le sue prove pellegrine e le sue figure barbine, non ci stupisce più di tanto. I berlusconiani sono tali a Gualdo quali nelle TV del Capo.
Gli imprenditori e gli artigiani della ceramica, solo temporalmente preceduti dai commercianti, sono stati letteralmente turlupinati dalla Giunta Morroni e dall'Assessore Pompei: l'imprudenza con cui hanno sbandierato miracoli, promesse, rilanci, toccasana, sogni di grandeur si è impietosamente infranta nella dura realtà quotidiana di una crisi di cui ancora non si vede la fine e che non è certo un'opportunità. E la dura realtà, lo vogliamo ripetere, è che nel caso del Centro ceramica Pompei non ha mosso un dito e non ha fatto un passo per evitare la sua liquidazione, altro che rilancio.
L'apprendistato di stregoneria al seguito del Sindaco con il sole in tasca è terminato anche per Pompei e se fossimo ora nei suoi panni, anzichè preoccuparci di recitare la solita barzelletta dell'I Care, saremmo più prudenti nello sbilanciarci oltre in impegni che non si possono mantenere e in progetti che, almeno a lui, sarà difficile realizzare, visto che è uno dei primi assessori di cui si è chiesta la testa nella verifica in corso e visto che, anche in caso di salvezza temporanea della Giunta, lo stesso soccorso azzurro di alcuni settori o singole personalità dell'imprenditoria avrà un limite quando ci sarà da sganciare dei soldi propri per finanziare iniziative dall'esito incerto o improbabile. In ogni caso si dovrebbe usare più prudenza: per una Giunta moribonda non è facile mantenere o trovare interlocuzioni e, secondo noi, non è neanche giusto. Se si vuol bene veramente alla Città, dovrebbero da sè trarre ogni conseguenza e andarsene.
Si sa, la realtà è dura da digerire per chi fa della propaganda e del sacerdozio berlusconiano la cifra esclusiva della propria azione amministrativa. Lo stallo della Giunta di cui fa parte Pompei non è che sia dovuto ad una mistificazione dei soliti comunisti, bensì all'incapacità amministrativa e al fallimento politico della propria compagine di maggioranza. Si sa anche che, nel corso di questa lunghissima verifica, qualcuno ha osato pensare al trasloco di Pompei dagli uffici dell'assessorato al nulla dell'I Care e della crisi come opportunità a quelli della Presidenza dell'ESA e non certo come promozione per meriti: per carità, visti i precedenti, fermatevi al pensiero e non passate all'azione neanche in quei due mesi scarsi che vi rimangono per giocare alla Tremonti e alla Brunetta.
Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

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