ROMA - Umberto Bossi cala a Roma, Palazzo di Montecitorio, dove il governo ha appena assaporato le prime contrarieta' del dopo elezioni. Rassicura, ammette, promette, minaccia.

Nell'ordine: "Al ballottaggio non ci sono rischi"; "A Milano? Abbiamo perso"; "Non fatevi illusioni" sulla tenuta del governo; "Di certo non ci faremo trascinare a fondo". Ci vogliono due giorni perche' il leader della Lega commenti direttamente l'esito delle amministrative, e pare di poter cogliere la volonta' di tenere conto, al tempo stesso, degli equilibri della coalizione e degli umori di un elettorato che, a suo modo, e' di palato esigente. Resta pero' una frase, quel "non ci faremo trascinare a fondo", che ha un impatto immediato e viene interpretato cosi': vada come vada, la Lega non ha alcuna intenzione di finire sotto il pelo dell'acqua, magari attaccata ad un macigno.

Intanto ad andare giu' e' il governo: quattro volte in una mattinata sola, alla Camera. A Montecitorio si discute sulla situazione carceraria, e l'esecutivo prima e' va sotto su una serie di mozioni presentate da Fli, Pd e Idv, poi sul testo presentato dalla maggioranza.

I numeri delle votazioni parlano di scarti che vanno dai 10 ai 12 voti, il registro delle presenze mette in risalto i vuoti della maggioranza, in particolare da parte dei Responsabili. Tra loro gli assenti sono stati 12 su 29, quasi la meta'. Ghignano le opposizioni, con Massimo Donadi dell'Idv: "e' il primo effetto dello tsunami di domenica". E Dario Franceschini, capogruppo del Pd, sceglie l'understatement: "Non male ...". Sempre per l'Idv interviene Di Pietro, a promettere che al secondo turno arrivera' la spallata.

Quindici giorni, insomma, per capire che succede. O almeno cosi' pare, perche' se il ministro Romano, uno dei Responsabili, spiega le defezioni tra i suoi con le sacrosante esigenze della campagna elettorale, il Terzo Polo si chiude in conclave per decidere cosa fare. O cosa non fare, perche' alla fine esce la decisione di non schierarsi tra Cristo e Barabba.

Decisione annunciata da Rocco Buttiglione, confermata da Pier Ferdinando Casini e avallata da Gianfranco Fini. Nei due schieramenti impegnati al ballottaggio qualcuno storce il naso. Qualcuno fa notare che, a differenza di altre volte, i singoli candidati hanno gia' fatto sapere, almeno in alcuni casi importanti, che non vogliono accordi con nessuno. Qualcuno, infine, commenta: "Se non scelgono, saranno i loro elettori a scegliere per loro". E' Pier Luigi Bersani.
 

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