Se nel confronto politico gualdese dovessero valere gli statuti della Convenzione di Ginevra, dovremmo riporre le armi e non parlare più dei disastrosi fallimenti della Giunta Morroni, oramai è come sparare sulla Croce Rossa. Ma tant'è, visto che ancora si sentono belligeranti e sono ben lungi dall'ammettere la propria sconfitta su tutti i fronti d'intervento, ci ritroviamo stavolta a sottolineare la chiusura del Centro ceramica umbra decretata dall'Assessore allo sviluppo economico, Giuseppe Pompei.
Quest'ennesima prova di incapacità amministrativa e di inconsistenza istituzionale consolida una delle nostre più recenti convinzioni: questi signori hanno il fuoco nelle mani e bruciano tutto ciò che toccano.
L'Assessore Pompei si era fatto eleggere Presidente del Centro ceramica giusto un annetto fa, a marzo, con la promessa di "favorire la nascita di nuove attività imprenditoriali sul territorio e sostenere le aziende attive presenti, comprese quelle del settore ceramico, simbolo della cultura e dell’identità gualdese, che risultano essere anche gli obiettivi primari dell’azione dell’esecutivo".
Per fortuna che all'epoca Morroni e Pompei parlarono di grande rilancio del Centro ceramica umbra di Gualdo, di opportunità fondamentale per sostenere e promuovere il settore della ceramica, uno dei più importanti della nostra Città. Se avessero parlato già da allora di difficoltà, non immaginiamo che cosa sarebbe potuto accadere. Ora sappiamo ed abbiamo ben compreso che nel linguaggio metafisico dell'I Care di Morroni e di Pompei rilancio significa chiusura.
Pompei ha lamentato come motivo di fondo per giustificare la chiusura del Centro il taglio lineare di quelle risorse pubbliche che ne avevano in precedenza consentito la prosecuzione delle attività, sul versante promozionale ed in particolare su quello della formazione integrata. Bontà sua, d'un colpo si è ricordato che Tremonti-Gelmini hanno dissanguato la scuola pubblica ed hanno devastato le risorse per la formazione integrata, proprio per quei corsi che fino ad oggi avevano garantito un buon livello di operatività al Centro. La candida e beata giustificazione di Pompei non consentirebbe così neanche una replica se non quella tipica e più spontanea del chi è causa del suo mal pianga se stesso. C'è un governo che in questi anni si è legato al dito la promessa di distruggere la scuola della Repubblica e quel sistema della formazione integrata che nella nostra Regione ha consentito di sviluppare una rete di interventi importanti e di azioni lungimiranti in grado di produrre integrazione positiva tra la scuola ed il territorio, tra la scuola e il mondo del lavoro e dell'impresa. C'è un governo che non ha fatto niente per promuovere e difendere il sistema produttivo ed artigianale della piccola e media impresa, tanto meno nel nostro territorio. C'è un governo che ha disincentivato completamente l'innovazione, la ricerca e la promozione della qualità, in assenza di uno straccio di politica industriale. C'è questo governo, fa questi disastri, Morroni e Pompei ne sono gli epigoni locali, entrambi continueranno ad amarlo anche se nei due anni scarsi del loro mandato si sono limitati a fare i becchini e a registrare come impiegati d'anagrafe gli effetti evidenti e tangibilissimi di queste politiche e di queste non politiche sul nostro territorio e nella nostra Città, mettendoci più d'una volta il loro carico distruttivo, l'I Care su tutto il resto.
Non solo questo, però, sarebbe troppo facile prendersela esclusivamente col governo e scaricarsi di ogni responsabilità dopo aver pomposamente parlato di rilancio: la verità, anche in questa vicenda della chiusura del Centro ceramica, è che nè Morroni nè Pompei, pur probabilmente sapendo che le risorse sarebbero venute a mancare, non hanno mosso un dito e non hanno alzato una paglia per cercarne e per trovarne di nuove e di diverse o per rinnovare missione, modalità di intervento ed organizzazione del sodalizio pubblico-privato per la promozione della nostra ceramica. Non hanno fatto niente per evitare questa chiusura, affidando solo ad una dichiarazione striminzita in un giornale la notizia dell'avvenuto decesso, senza neanche peritarsi almeno di informare il consiglio comunale, come se il Centro ceramica umbra fosse cosa loro.
E a dire che la soluzione ce l'avevano sotto gli occhi su questo e su altre problematiche serie ma risolvibilissime: quando parlavamo dei 420.000 euro bruciati per l'I Care, per quell'elefentiaco vestito per anoressici, per le sue nullità, per le sue inutili stravaganze, per i suoi artifizi finanziari di provincia, per le sue consulenze, parlavamo di esse proprio come prezioso tesoretto da utilizzare alla bisogna in tempi di vacche magre. La Giunta è stata impermeabile ed arrogante nella sua chiusura ideologica ad ogni richiamo a maggiore concretezza e serietà amministrativa proveniente dalla nostra opposizione.
Una Giunta immobile e senza idee, chiusa nel suo presuntuoso ed autorefenziale recinto localistico, ha spezzato ogni rapporto vitale con quelle Istituzioni pubbliche della nostra Regione che avrebbero potuto aiutarci anche in questo caso, spezzando così anche i cordoni della borsa. Per fortuna che qualche gualdese votò questi signori perchè ci si aspettavano aiuti da un presunto governo amico non comprendendo che se queste erano le logiche, in tutto clientelari, ci sarebbero stati sempre degli amici più amici di quanto può essere un piccolo paese dell'Umbria come il nostro, quando il peso di questa amicizia si misura con il numero dei voti.
La chiusura del Centro ceramica umbra rappresenta così l'ulteriore testimonianza che Gualdo, al termine di soli due anni di mandato amministrativo delle destre, è più povera, più fragile, più esposta alla crisi economica e sociale che riguarda anche le imprese, l'artigianato ed i lavoratori della ceramica. Fermiamoli, mandiamoli a casa, prima che sia troppo tardi: basta proprio così, Gualdo non merita questo.


Per la sinistra per Gualdo

Gianluca Graciolini
 

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