'Amministrative. Partendo dal basso…'
Di Daniele Nalbone
Quando, stamattina, ho chiamato alcuni compagni napoletani per chiedere una fotografia mentale, un’immagine, del grande risultato di De Magistris, una risposta mi ha fatto capire molte cose: al comitato elettorale, in attesa dei primi risultati, non c’era il classico ceto politico in attesa di riconferma. C’era Elena Coccia. C’era Tommaso Sodano. C’era Riccardo Realfonzo. C’era Massimo Brancato. Se non sapete chi sono, fate un giro su internet e capirete perché è accaduto quel che è accaduto. Avvocati “di movimento”. Politici ambientalisti. Sindacalisti. Docenti universitari. Con loro, tanti cittadini, molti attivisti.
Un comitato sui generis che ha portato a un risultato che ha dell’assurdo. In una città in cui si assiste a un calo di affluenza del 6% (numeri che un po’ tutti, all’inizio, immaginavamo premiassero Lettieri), viene bocciata un’intera classe dirigente: quella del Pdl, ovviamente, ma soprattutto quella del Pd e quella parte di Sel che guarda al Pd. Solo il 19,15% degli elettori, infatti, ha votato per l’ex prefetto Mario Morcone, troppo “continuo” ai vari Bassolino e Iervolino. A pagare l’ostracismo verso l’autocandidatura di De Magistris cresciuta però dal basso sono il Pd e Sel. Pesa come un macigno, infatti, quel voto disgiunto che ha premiato l’ex pm quota Idv: il 6% di chi ha votato il Pd, infatti, ha votato De Magistris. La sensazione, quindi, è quella di un De Magistris come altra faccia della medaglia rispetto a Pisapia.
Se laddove la sinistra converge su un candidato espressione dei bisogni della cittadinanza si raggiungono risultati come quello di Milano, qualcosa vorrà dire. Al tempo stesso, se laddove il centro-centro-sinistra opta per un modello continuo a un laboratorio fallimentare come quello del bassolinismo anziché per una “formula Pisapia” anche a Napoli, i risultati sono un misero 19,6%. Un fallimento che ha travolto anche Vendola, punito un po’ in tutto il sud: basti vedere i dati dei comuni pugliesi per capire che il “buongoverno” narrato non basta. Così, una forza sovraesposta mediaticamente come Sel non può certo ritenersi soddisfatta del 3,97% napoletano, soprattutto se si raffronta questo dato con il 3,66% raggiunto dalla invisibile Federazione della Sinistra e con il sorprendente 4,61% della lista civica Napoli è Tua. Se Pisapia a Milano dimostra che “uniti e dal basso si vince”, De Magistris a Napoli dimostra che “dal basso si vince”. Per cambiare le cose, meglio partire “dal basso” che “uniti”, no?
Fonte: controlacrisi.org

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