L'editoriale di Gian Filippo Della Croce/ Quanto siamo cambiati
“Ridotta a format l’offerta politica contemporanea fa riaffiorare mitologie che appartengono agli strati più remoti della rappresentazione del potere”, scrive Marino Niola in un brillante elzeviro di non molto tempo fa, strati che Berlusconi e il berlusconismo interpretano ormai da più di un decennio e che consolidatisi nella società hanno costituito l’ossatura di quel “pensiero unico” che ha accomunato per troppo tempo il Cavaliere e gli italiani, soprattutto i cosiddetti “moderati”, una categoria politica che molti esperti del settore ritengono addirittura inesistente. Da qui risulta che il “pensiero” berlusconiano ha ammaliato strati sociali in modo trasversale, una operazione culturale in piena regola, che molti, sbagliando, hanno invece attribuito essenzialmente al potere mediatico delle sue televisioni, le quali un ruolo l’hanno avuto e continuano ad averlo nel puzzle di elementi di cui è fatto il successo che fin qui ha avuto Silvio Berlusconi, ma non ne sono certo l’unica causa.
Diciamo che Berlusconi ha azzeccato la fase “calante” del centrosinistra italiano, quel magma infuocato che raccoglie tutto e il contrario di tutto in quanto a opinioni, idee, passioni , un vulcano in continuo sommovimento ma che come tutti i vulcani negli ultimi tempi attraversa una fase di stanca, che cesserà soltanto quando, come in tutti i vulcani che si rispettino, ci sarà quella spinta magmatica dal basso che farà saltare il “tappo” che ostruisce il cratere e consentirà alla lava infuocata di discendere a valle. Qualcosa si è mosso in questo senso, il tremore del vulcano è aumentato, ora si scorgono fontane di fuoco e pennacchi di fumo ma la “grande” colata non si vede ancora. Si vede però crescere una marcata difficoltà del “pensiero unico” berlusconiano che proprio in queste ultime elezioni amministrative, seppur parziali, ha incontrato serie difficoltà, soprattutto, guarda caso, proprio nella città scelta dal Cavaliere per una sua discesa in campo a sostegno della signora sindaco uscente.
Quello che molti commentatori hanno fin qui registrato come un “matrimonio” fra il leader del centrodestra e gli italiani, sembra stia imboccando la strada della separazione come accade molte volte a unioni anche solide, comunque il proverbio “una rondine non fa primavera” è nella situazione odierna quanto mai attuale. Bisogna guardarsi dentro in questa fase della nostra storia, sapersi guardare dentro per capire quanto di noi è cambiato in questo periodo di “pensiero unico”, magari inconsapevolmente e quanto e come sono cambiati tutti quelli che ci stanno intorno, ovvero la società in cui viviamo, come sono cambiate le coscienze e le aspettative di una stratificazione sociale che non rispondendo più alle vecchie classificazioni non è ancora pienamente individuabile dall’offerta politica in corso, che come scrive Niola appartiene agli strati più remoti della rappresentazione del potere, soprattutto quella del centrodestra.
Ma intanto siamo tutti cambiati, inevitabilmente cambiati e a ognuno di noi è dato di constatare se ciò sia meglio o peggio, antichi e consolidati (almeno in apparenza) valori non rispondono più alla realtà delle cose che accadono intorno a noi, cose incredibili stando alle vecchie categorie politiche e culturali a cui eravamo abituati: la crisi della Thyssen Krupp e del polo chimico a Terni, della Merloni a Nocera, delle vetuste classi dirigenti e infine le indagini su politici e amministratori di primo piano , al di sopra di ogni sospetto. Sì è urgente cambiare, ma anche guardarsi dentro per vedere quanto siamo cambiati.
GIAN FILIPPO DELLA CROCE

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