di NB-

PERUGIA –  Il vero nemico del neo sindaco Luciano Bacchetta non sono stati Sassolini (centrodestra) o Pillitu (Idv e civici) ma il voto disgiunto. Tanto voto disgiunto. Troppo voto qua e di là. E in politica, sopratutto a Castello, nulla accade mai a caso.

Qualcuno aveva un piano? Sembrerebbe di sì. C’è una parte di Pd dell’Alto Tevere che non ha mai digerito il socialista Bacchetta: un gruppo di giovani leoni che si è poi dimesso. Un altro gruppo di non giovanissimi che è ancora rimasto nel partito con il consenso dei vertici regionali.

Per tenere alla catena il socialista Bacchetta, si parla, di un tentativo di dirottare i voti per il sindaco altrove: sponda Polidori (mai alla Pillitu perché ne avrebbe usufruito l’Idv di Dottorini).

Il secondo turno serviva per punire anche l’area Dem di Castello (Caprini-Guasticchi) che aveva visto di buon occhio l’esito delle primarie. Poi però le cose sono andate diversamente: la coalizione ha sì raggiunto il 57 per cento ma Bacchetta ha retto con il 51 per cento. (Polidori ha ottenuto il 5 per cento in più rispetto alla coalizione). L’Area Dem ha eletto due candidati su due: Goracci e Luca Secondi – consigliere provinciale – l’uomo più votato del Pd. La battaglia continua...

 

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