di Damiano Stufara (Capogruppo PRC – Federazione della Sinistra nel Consiglio Regionale dell'Umbria)

I risultati emersi dalle urne rappresentano uno sconvolgimento del quadro politico che si era consolidato in precedenza. E' proprio il caso di dire che la realtà, per fortuna, è migliore dei sondaggi !
Occorrerà trascorrere un tempo adeguato nei prossimi giorni a “leggere” i tanti messaggi che le cittadine e i cittadini hanno rivolto dalle urne alla politica ed in particolare alle sinistre del nostro Paese.

Il primo e più importante punto politico che emerge è che i cittadini sono stanchi di Berlusconi e delle sue politiche. Non ne possono più e chiedono con forza che si crei una reale e credibile alternativa. Berlusconi aveva chiesto un referendum su di lui. Quel referendum c'è stato e l'esito è inequivocabile. Prima ancora della sconfitta della Moratti a Milano e dell'affermazione di Pisapia, che potrà essere coronata con una vittoria fra due settimane, il capo del Governo raccoglie nella “sua” Milano la metà delle preferenze che ricevette cinque anni fa.

La richiesta di un'alternativa si traduce nell'affermazione di quei candidati che avevano le caratteristiche di rompere le distorsioni del bipolarismo, che notoriamente tende ad annullare le differenze fra gli schieramenti. Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli ne sono i principali testimoni. Viene così sconfessato l'assunto di alcuni leader del Pd, i quali sostengono da tempo che si vince se si inseguono i moderati nei programmi e nelle candidature. E' successo esattamente il contrario: quando i programmi e i candidati sono stati più marcatamente di sinistra, si viene percepiti come una reale alternativa.

Il PdL e la Lega arretrano, il cosiddetto Terzo Polo tiene ma non cresce. Non è possibile, ad oggi, prevedere quale dinamica politica attraverserà il centro-destra, ma le avvisaglie di un cambio di strategia della Lega sono evidenti.
Le più significative valutazioni sorgono osservando il campo delle sinistre. Il Pd tiene nel risultato complessivo ma cede spazi politici in termini non solo simbolici. Il fatto che De Magistris e Pisapia, insieme a tanti altri candidati a sindaco sul territorio nazionale, non siano del Pd fa sembrare lontana anni luce la presunta vocazione maggioritaria di veltroniana memoria.

SEL non ottiene il risultato che sperava e che veniva accreditato con insistenza da incauti sondaggisti. La Federazione della Sinistra, che alcuni volevano scomparsa, nonostante l'insopportabile oscuramento mediatico al quale è stata relegata, ottiene più voti di quelli raccolti lo scorso anno alle regionali e, in sostanza, ottiene lo stesso risultato di SEL, che secondo i sondaggi era accreditata di essere almeno cinque volte più consistente della Federazione (alle provinciali, la consultazione più politica e dove la personalizzazione del voto influisce di meno, SEL e FdS sono distanziate, a livello nazionale, da appena mille voti).

La stessa FdS, inoltre, si mostra elettoralmente molto più competitiva quando evita chiusure o isolamenti. I migliori risultati vengono proprio laddove, come a Milano, eravamo alleati del Pd ma con un profilo di sinistra della coalizione, o dove, come a Napoli, eravamo promotori di poli di sinistra avversari del Pd.
Giudico positivi i risultati ottenuti dalla FdS in Umbria, che non si discosta troppo, in linea generale, dal voto nazionale.

La FdS risulta decisiva a Città di Castello, elegge i propri candidati in tutti i comuni dove il centro-sinistra vince e ottiene risultati egregi anche laddove, per colpa principalmente del Pd, sono le destre ad affermarsi. In valore assoluto, anche in Umbria la FdS ottiene qualche voto in più rispetto alle regionali del 2010.
Esprimo il mio ringraziamento a tutte le donne e a tutti gli uomini che in queste settimane si sono impegnati con passione per raggiungere questo risultato; un ringraziamento anche a chi ci ha messo la faccia, alle candidate e ai candidati. Un augurio di buon lavoro va ai neo eletti consiglieri, che saranno chiamati a lavorare per dare gambe alle aspettative che la nostra proposta politica ha suscitato.

Da qui occorre partire. Nella consapevolezza che il voto ha riaperto la partita politica italiana e che a sinistra non possiamo più farci trovare impreparati. Dal voto emerge anche la fine del sogno di autosufficienza di SEL, che non sfonda e che in Italia “pesa” come la Federazione della Sinistra. Ma né Sel né la FdS da sole potranno fare un granché.

Occorre rilanciare una stagione di forte impegno unitario e mobilitazione sociale, perché il terreno dell'egemonia è di nuovo sgombro e l'esito dipenderà da quanto i vari soggetti politici vorranno e sapranno fare nei prossimi mesi. I risultati mi convincono della necessità di lavorare a costruire un polo della sinistra di alternativa, capace di una dialettica con il centro-sinistra e di alleanze laddove ce ne sono le condizioni, ma mai subalterno alla linea politica e alle ambiguità programmatiche del Pd. Un polo della sinistra al quale tutti devono e possono concorrere, dalla FdS, a Sel, all'IdV, insieme a quelle forze frammentate a sinistra della Federazione, insieme, soprattutto, a quei cittadini, e sono tanti, che non sono arresi al duopolio PdL-Pd.
Con una massa critica adeguata, un profilo programmatico e politico nettamente di alternativa rispetto alle politiche di Berlusconi e Confindustria, aspetto su cui il Pd mantiene ad oggi troppe ambiguità, potrà essere possibile ridare fiato e rappresentanza a valori e proposte che, sebbene non siano rappresentate in Parlamento, sono ben presenti nel Paese.

Ritengo, pertanto, che occorra un'accelerazione: a partire dalla strutturazione della FdS anche in Umbria, contesto nel quale non sono tollerabili ulteriori ritardi o ambiguità, per rilanciare un'azione politica e sociale che sappia costruire la necessaria unità d'azione delle forze di sinistra, evitando di discutere in maniera stucchevole di contenitori, non essendo un problema dell'oggi, ma concentrandoci sul recupero di una relazione con il nostro popolo. Quali differenze ci sono, in Umbria, fra le forze di sinistra, sulla centralità del lavoro, sul salario sociale, sul contrasto alle delocalizzazioni delle multinazionali, sul no all'incenerimento dei rifiuti, sulla difesa del welfare ? Forse intraprendendo questa strada, lasciandoci alle spalle le scorie e i risentimenti del recente passato, ci potremo rendere conto che sono molte di più le cose che ci uniscono da quelle che ci dividono.

Lo possiamo e lo dobbiamo fare, e subito abbiamo un'opportunità imperdibile. Quella maggioranza di italiani che ha detto di essere stanca di Berlusconi e desiderosa di un'alternativa potrà, il 12 e 13 giugno prossimi, sancire la fine dell'attuale ciclo politico e del berlusconismo votando sì ai referendum, per dire che sarebbe folle in Italia tornare al nucleare, che l'acqua è dei cittadini e non delle multinazionali e che la legge è uguale per tutti.

Chissà se anche fra un mese potremmo accorgerci che la realtà è migliore della virtualità dei sondaggi ? Nel frattempo, come si diceva un tempo, al lavoro e alla lotta !


 

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