Prima di esprimere il nostro pensiero nel riguardo del fatto accaduto all'Anfiteatro ci teniamo a precisare che allo spiacevole episodio sono immediatamente seguite le dovute scuse.
La grottesca polemica seguita alla battuta pronunciata durante la kermesse teatrale di sabato scorso all'Anfiteatro Fausto rievoca nel suo complesso le parole di Giacomo Leopardi, secondo cui le persone non sono ridicole finché non vogliono parere o essere ciò che non sono; chi si è scatenato contro tale spettacolo è purtroppo incorso in questo infortunio, nella misura in cui si è atteggiato a guardiano della morale, che dal canto suo non ha certo bisogno di camerieri.
Appare tuttavia evidente che alle ipocrite preoccupazioni per quanto detto riguardo al vescovo della città (certamente deprecabile), e più in generale per il presunto decadimento culturale di cui sarebbero espressione è sotteso il tentativo di sfruttare l'attuale fase politica per alterare gli assetti maturati in seguito alle elezioni di due anni fa, che hanno dato alla coalizione di centro-sinistra il compito di governare la città in una fase oltremodo difficile, dove a dettare l'agenda dovrebbero essere piuttosto le questioni economiche e sociali, non le beghe tra consiglieri comunali.
Contro chi cerca di sfruttare le esternazioni di alcuni artisti per attaccare l'assessorato alla cultura rispondiamo che non esiste un uso buono o cattivo della libertà di espressione; di una prestazione artistica come di qualsiasi altra libera espressione si può giudicare a proprio piacimento la qualità e l'adeguatezza, ma non si può pretendere di sindacare sulla sua legittimità o di farne lo strumento per valutare nel loro complesso le politiche culturali della città. A meno che non si rimpianga la censura conosciuta all'Italia nel ventennio fascista.
Ancor peggiori sono poi i tentativi fatti da più parti di travisare una battuta - magari di cattivo gusto ma pur sempre una battuta - per un insulto o un attacco; è lecito chiedersi quali sarebbero state le reazioni se ad essere oggetto di scherno fosse stato un laico e non un monsignore.
La libertà o è di tutti o di nessuno: non si può frazionare o razionare come si fa con il pane. Auspichiamo quindi che le forze politiche e sociali, nonché la stampa locale, collaborino nel riportare al più presto la vicenda alle debite proporzioni e si impegnino sulle questioni che realmente interessano la cittadinanza, invece di perdersi nelle “piccole cose”.

La segretaria provinciale di Sel Federica Porfidi

Il segretario provinciale del Prc Angelo Morbidoni
 

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