GUALDO TADINO - Che fine ha fatto il consorzio delle imprese gualdesi per la ricostruzione di L’Aquila promosso e fatto costituire dal duo Morroni-Pompei? Ad un anno e otto mesi dal convegno che sancì la costituzione in consorzio di 18 imprese edili della nostra Città candidatesi alla ricostruzione d’Abruzzo per valorizzare in essa le proprie eccellenze e le proprie esperienze acquisite nella nostra Città e nella nostra Regione, la domanda sorge spontanea e meriterebbe delle risposte. Ad un anno ed un mese dalla fanfara che il duo Morroni-Vecchiarelli vollero far suonare in onore di Bertolaso dal Consiglio comunale gualdese nel primo anniversario del terremoto abruzzese, la risposta è una sola ed è che la ricostruzione in quella Regione ha accumulato gravissimi ritardi, su di essa e sui suoi appalti hanno messo in esclusiva le mani le cricche di sempre, in essa sono diventati protagonisti gli stessi personaggi che avrebbero dovuto vigilare prima e non l’hanno fatto e coloro i quali hanno costruito quegli stessi edifici tragicamente crollati, essa potrebbe fondarsi per l’ennesima volta sulla sabbia nel senso letterale del termine ed in essa quel pochissimo che è stato fatto sta togliendo l’anima a quelle genti e a quei territori. Il modello umbro di ricostruzione e di prevenzione antisismica non è stato pertanto assunto in Abruzzo come dote di professionalità, competenze, esperienze, qualità, onestà, affidabilità, responsabilità sociale d’impresa e si vede, ne è testimone disperato quel popolo delle carriole che anziché riavere una casa e le infrastrutture vitali alla quotidianità è stato fatto prendere a manganellate dal governo Berlusconi durante le manifestazioni in cui ha provato a rappresentare la verità sulle sue condizioni e ne sono altrettanto testimoni le Procure che hanno aperto svariate indagini sugli appalti concessi alle cricche di “amici” e sulla “qualità” dei lavori in corso. E a dire che avevamo gioito nell’ottobre del 2009 allorquando fu costituito il consorzio, anche perché per la prima volta in più di dieci anni di ricostruzione umbra e gualdese, dal locale centrodestra, giungeva finalmente il riconoscimento pieno della qualità, della serietà e dell’efficacia del nostro modello. Gli interrogativi che ponemmo già da allora, fondati proprio sulle preoccupazioni che in Abruzzo si fosse ritardato nel mettere a disposizione le risorse e nel mettere in campo un modello sano di ricostruzione, sono confermati oggi dal fallimento inevitabile dell’esperienza del consorzio delle nostre imprese. Questi interrogativi pesanti se li sarebbe dovuti porre anche il duo Morroni-Pompei ed anziché far suonare le fanfare a Bertolaso e far spendere i soldi alle imprese gualdesi per l’atto di costituzione del sodalizio avrebbero dovuto fare un consiglio comunale per stigmatizzare il ruolo e l’operato non proprio trasparenti giocati dal sottosegretario alle dirette dipendenze di Berlusconi nell’emergenza e nei primi mesi di ricostruzione su cui peraltro, già in quel momento, si andavano chiarendo vizi e colpe gravi e si erano aperte varie e pesantissime inchieste della magistratura. Per pretendere una giusta attenzione alla loro iniziativa e per pretendere la considerazione che la loro proposta meritava non avrebbero dovuto tessere le lodi di Bertolaso, ma avrebbero dovuto sostenere con forza, sul piano politico, la necessità di predisporre anche in Abruzzo un modello di ricostruzione onesta ed efficace, in quanto, si sapeva e si sa, nel sistema criminogeno delle cricche politico-affaristiche affermatesi della ricostruzione d’Abruzzo non ci poteva né doveva essere spazio per il know-how migliore e non c’è stato spazio per quello dell’imprenditorialità edile della nostra Città. Tutto ciò era chiaro fin dall’ottobre del 2009 e le parole successivamente pronunciate da Berlusconi proprio contro il modello umbro a ridosso delle elezioni abruzzesi del 2010 ne sono state l’ulteriore conferma. Ovviamente, non facciamo salti di gioia per quest’esito, quasi scontato, né per quanto riguarda difficoltà, ritardi e disastri della ricostruzione in Abruzzo, né per quanto concerne la scommessa perduta delle nostre imprese consorziate: semmai troviamo un’ennesima conferma alla nostra opinione di sempre per cui prima le destre berlusconiane se ne vanno e meglio è per questo nostro Paese e per la nostra Città. Se Morroni e Pompei hanno usato un evento tragico come quello del terremoto d’Abruzzo per adombrare chissà quali opportunità di rilancio del nostro settore edile e per insinuare chissà quali speranze tra le 18 imprese gualdesi che hanno dato vita al consorzio solo per allestire il solito spot di propaganda, può covare come un dubbio. E’ invece certezza il flop di questa iniziativa dovuto alla non invidiabile ed oramai proverbiale faciloneria ottimistica del Sindaco e del suo Assessore allo sviluppo economico che scambiano spesso la loro retorica fantasia sedicente riformista con la durissima realtà di un Paese che Berlusconi e i suoi sodali di sempre hanno portato allo stremo e alla deriva. Un altro flop, dunque, che oggi abbiamo voluto archiviare come uno dei tanti di cui si è costellata la pur breve vita di questa Amministrazione comunale. Un altro flop che non può certo passare in sordina se raffrontato alla pompa magna e alla pubblicità ingannevole di rito utilizzate un anno e otto mesi fa nell’illustrazione della cartolina dipinta da Morroni e da Pompei. Per la sinistra per Gualdo Gianluca Graciolini

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