Il Presidente della Repubblica con il senso civico che tutti gli riconosciamo ha recentemente dichiarato la sua preoccupazione per la scarsa efficienza dell’opposizione parlamentare nei confronti del ruolo che le consegna la democrazia, che è quello di contrastare la maggioranza sulle problematiche da affrontare nell’interesse del Paese al fine di arrivare a una soluzione accettabile per i cittadini nonché a produrre idee, programmi, iniziative, adatti a prevedere l’alternanza. Si sono fatte molte riflessioni sulle parole del Presidente e quasi tutte hanno evidenziato la situazione attuale del centrosinistra, incapace di fare i conti sia con il Paese reale che con se stesso , una realtà che non contribuisce certo a dissipare la sensazione di un disfacimento e di una frantumazione della sua capacità offensiva nell’esercizio dell’opposizione.

Situazione aggravata dalla sensazione che manchi la consapevolezza della drammaticità della realtà politica e sociale del Paese e dell’urgenza di costruire argini e sbocchi convincenti . Su questo terreno si giocherà il futuro del Paese e quello del centrosinistra. Ne è una dimostrazione la situazione di crisi apertasi a Terni con i contrasti nati all’interno della giunta comunale ,che hanno avuto come conseguenza le dimissioni del sindaco, il quale se entro i venti giorni previsti dalla legge non ricompatterà la maggioranza di centrosinistra, dovrà uscire definitivamente di scena e lasciare campo libero a nuove elezioni. Di questo caso specifico nel contesto generale di una situazione di crisi più vasta si è pure parlato molto, anche su queste pagine, che hanno visto le prese di posizione di vari esponenti del centrosinistra umbro e di vari commentatori.

Fra questi ultimi c’è anche chi addossando le responsabilità della crisi ternana alla scarsa coesione fra le due anime del PD , quella ex Margherita e quella ex DS invocava la predisposizione di un nuovo disegno e di un progetto politico capace di ridare slancio alla più importante componente del centrosinistra. Stranamente nessuno ha parlato del fattore “personale politico”, come se fosse possibile che un nuovo progetto, un nuovo strumento politico in grado di rilanciare l’iniziativa del centrosinistra potrebbe essere realizzato da una classe di politici alla quale vanno tutti gli onori del passato e tutti gli oneri del presente. Viene cioè da domandarsi come potrebbe essere possibile che una classe politica capace di iniziative come quella di Terni sia poi capace di realizzare un nuovo corso che superi la paludosa situazione attuale?

Da quello che emerge in questi giorni di febbrili trattative, sondaggi e possibili nuove intese, pare che la buona volontà del Sindaco Di Girolamo, cozzi ancora una volta contro la spietata determinazione dei “terribili sette” (cioè i sette consiglieri ex margherita che hanno provocato la crisi) e paradossalmente il Sindaco si potrebbe orientare verso soluzioni di stile “berlusconiano” , cercando cioè di portare dalla sua parte alcuni “volonterosi” che garantirebbero i numeri necessari alla sua maggioranza. Una soluzione di emergenza, ovviamente, che non cambia la sostanza della questione ed espone pericolosamente Leo Di Girolamo ad eventuali risarcimenti nei confronti degli stessi “volonterosi”.
Ma la vicenda ternana si presta anche ad altre considerazioni, per esempio a rappresentare quanto sta avvenendo a Palazzo Spada come un esperimento (magari da ripetere altrove), utile per capire se e come potrebbe nascere nel medio termine, quel “nuovo centro” al quale gli esponenti della ex margherita stanno attualmente pensando con grande intensità.

GIAN FILIPPO DELLA CROCE
 

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