di Ciuenlai

Quando la crisi di sistema prende corpo, le magagne e le inconguenze delle regole adottate vengono alla luce con maggiore chiarezza. Abbiamo più volte parlato dei danni del sistema maggioritario. Tra questi c’è quello del famoso voto disgiunto: si vota il candidato sindaco da una parte e un aspirante consigliere dall’altra.

In una cultura iperindividualistica lo strumento viene adoperato, a mani basse ,per mettere in difficoltà gli avversari di partito e di coalizione. Sono loro i nemici da battere, non quelli dell’alta sponda. E l’Umbria di questi giorni non fa eccezione.

Ad Assisi si parla di volantini che girano con impresso il nome di un candidato Pd e del sindaco del Pdl Ricci, a Città di Castello si parla di un lavorio di sottofondo di un pezzo dei democratici a favore della Pillitu, infine a Gubbio contro Guerrini vengono segnalati diversi “disgiuntisti” in tutto il centrosinistra. La norma è aberrante e dimostra come i contenuti ormai non facciano più parte del lessico della politica. Insomma io voto un sindaco che ha un programma e un consigliere che ne appoggia un altro.

Che senso ha? Può succedere (e succede) che le proposte siano divergenti, alternative e, addirittura incompatibili. Com’è possibile questa anomalia? E’ possibile perchè chi vota conosce il viso del prescelto (“si vota la persona”), non le sue idee.

E’ il meccanismo dell’elezione diretta unito alle vendette di chi ha perso le primarie a spingere qualcuno ad organizzare questo tipo di campagne. Intanto la scena politica si imbarbarisce ogni giorno di più, senza che nessuno muova un dito,senza che nessuno apra un dibattito serio. Come dice il saggio Macaluso . “Ne volete parlare?”

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