CITTA' DI CASTELLO - Paola Pillitu è uno dei personaggi più singolari di questa tornata amministrativa. Docente universitaria fino allo scorso anno di Diritto internazionale e Diritto dell‘Unione Europea all'ateneo perugino, esperta di tutela dei diritti umani e dell'ambiente, torna all'impegno politico dopo un lusinghiero 46 per cento ottenuto con una lista civica nelle comunali di Città di Castello del '93. Anche questa volta è una lista civica a candidarla, anche se il sostegno e il rapporto con l'Italia dei Valori è molto stretto.

“Sono tornata alla politica per spirito di ribellione. Non sopporto di vedere la mia città nello stato di abbandono in cui versa e adesso che ho finalmente tempo ed energie da dedicarle voglio fare di tutto per farla tornare a splendere”.

Paola Pillitu non perdona agli amministratori passati (e nel caso di Bacchetta, presenti) la mancata valorizzazione dei tanti tesori tifernati. “E' offensivo camminare tra le mille bellezze di questa città, palazzi e chiostri che dovrebbero inorgoglire tutti noi, e vederle soffocate dal disinteresse, come un erba cattiva che rovina tutto. I miei avversari possono fare tutti i proclami che vogliono ma sono loro i primi a non saper cogliere la meraviglia di Città di Castello, le immense potenzialità del nostro territorio. Per loro governare vuol dire dispensare favori e accontentare i piccoli interessi di ciascuno”.

San Domenico, la Pinacoteca, l'ex ospedale e l'ex Fat, per Paola Pillitu sono risorse in grado di distribuire ricchezza a tutto il territorio. “Siamo circondati da città come Siena, Arezzo, Cortona, la stessa San Sepolcro, mete abituali di tutti i tour operator, mentre i nostri amministratori cincischiano con operazioni da quattro soldi. Ci sono testimonianze di Raffaello, del Signorelli, la grande arte rinascimentale di Palazzo Vitelli, c'è un museo Burri che langue, la villa di Plinio il Giovane indicata a malapena... meglio che smetto se no mi viene il sangue amaro. Non si può piangere miseria e laciare in malora queste miniere d'oro!”.

Davvero agguerrita la “prof”. “La verità è che per anni Castello è stata degradata al ruolo di serbatoio elettorale e niente più, assoggettata agli ordini di Perugia. Qui bisogna andare in Regione, battere il pugno sul tavolo e pretendere attenzione. Ma per far questo occorre essere fuori dai giochi di partito e dai ricatti e soprattutto aver fatto bene la propria parte. Abbiamo il Tevere, un'autostrada naturale che ci porta a Roma, abbiamo i sentieri più belli della nostra regione, cosa stiamo aspettando?”.

I maligni sostengono che non si governa solo con la cultura e l'ambiente, che una città è fatta anche di licenze edilizie, di fognature.... La “prof” scuote la testa. “Fate un giro per le strade di Castello, se ancora qualcuno ha il coraggio di chiamarle tali. Le ho ridotte io in quello stato? E questi signori sarebbero quelli capaci di governare? Andiamo...”.

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