di Antonio Torrelli

TERNI - Così la pensa il segretario generale di Cgil Umbria Mario Bravi, che dalla città dell’acciaio fa il punto sullo sciopero generale di oggi, illustrando ad Umbrialeft le priporità fondamentaliche la nostra regione deve affrontare, passando dalla Merloni, fino ad arrivare alla crisi politica apertasi dentro Palazzo Spada.

Bravi: “Eravamo quasi dieci mila” - “Oggi è stato raggiunto un importante risultato in termini di partecipazione -sottolinea il segretaio parlando di quasi 10mila presenze in Piazza Tacito- dimostrato soprattutto dall’alta adesione da parte dei lavoratori delle aziende private che ha toccato picchi dell’85 e 90 per cento”. Cifre di rilievo ma che non bastano per invertire la marcia su lavoro, occupazione e crisi economica.

Oggi si è aperta una nuova fase: la battaglia andrà avanti - “Non ci culleremo sugli allori di questa grandissima giornata -prosegue Bravi- ma andremo avanti per continuare a portare le ragioni del nostro territorio all’attenzione del governo”. Merloni e Chimica in primo luogo, a cui fa seguito la sterminata costellazione di piccole e medie imprese di tutta l’Umbria.

“Il Governo deve andare a casa” - “Abbiamo bisogno di una reale e concreta politica econonica ed insustriale -aggiunge il segretario-, elementi che non hanno mai fatto parte di questo Governo. Quando parliamo di alternativa, di certo vogliamo dire che l’attuale esecutivo è ormai giunto al capolinea e deve andare a casa per il bene del Paese”. Senza rimpasti e stravolgimenti di sorta all’interno dell’entourage di maggioranza. Mosse che Bravi considera inutili e dannose all’economia e al mondo del lavoro. E che fanno comodo solo ad alcuni.

Le critiche alla nuova “Scilipoti in gonnella” - “Per l’Umbria serve una seria strategia di rilancio che passi dal dialogo tra Governo, Regione e parti sociali -continua il segretario- e non dai rappresentanti locali che sono riusciti a sbarcare il lunario all’interno dell’esecutivo”. Come nel caso della tifernate Catia Polidori, neoeletta sottosegretario all’economia. Una figura che secondo Bravi all’Umbria proprio non serve, tanto da paragonarla ad una nuova “Scilipoti in gonnella”: “Con questi tatticismi di Palazzo non andremo certo lontani. O si cambia musica e si discute seriamente di investimenti e piani industriali, oppure l’unica alternativa è la fine di questo Governo”.

Terni e il Pd, una discussione priva di senso - Anche dalla Cgil sono giunti nei giorni scorsi attestati di stima e solidarietà al sindaco Di Girolamo. La fiducia al primo cittadino non si tocca, dunque, ma le discussioni del Pd a Bravi non interessano: “La crisi del Partito democratico di Terni non ha senso perché è lontana chilometri dalle esigenze dei lavoratori e dalle emergenze economiche e sociali dell’area ternana. Per questo come sindacato supichiamo e chiediamo che la crisi della Giunta di Terni si conlcuda positivamente nei tempi tecnici stabiliti dalla legge".
 

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