Sentenza Thyssen/ Fim Cisl Terni: “Proviamo malessere e disagio”
Proviamo malessere e disagio.
Non ci piace il modo in cui è stata accolta e commentata la sentenza di primo grado del processo di Torino.
Proviamo disagio quando leggiamo ed ascoltiamo il ricorso a termini come “esemplare” ed “epocale” per una sentenza emessa da un giudice in una Corte di Tribunale.
Sappiamo che questo nostro disagio, questo malessere che proviamo può essere sgradevole, quasi offensivo, di fronte all’immenso dolore provocato, ai famigliari delle vittime, di quel maledetto incidente.
Capiamo, comprendiamo i parenti delle vittime, che in Corte d’Assise hanno applaudito alla lettura della sentenza.
Comprendiamo, ma il nostro disagio e il nostro malessere rimangono.
Il plauso unanime dei commenti ci lascia interdetti, perché insinua in noi il dubbio che la sentenza emessa non sia solo la punizione di un reato, proporzionata al danno provocato, ma sia piuttosto rivolta all’educazione di chi osserva, al mondo esterno, al mondo degli imprenditori, al mondo del lavoro e alla politica.
Proviamo disagio quando, sull’accoglimento del concetto di dolo eventuale mediante il quale si trasforma in omicidio volontario una gravissima responsabilità, ritroviamo sulla stessa linea il Pubblico Ministero che rappresenta l’accusa, ma anche uomini politici e di governo che dovrebbero essere i promotori “veri” di leggi e norme che devono impedire e impediscano, in tutta Italia, che fatti come quelli di Torino potessero e possano ancora avvenire.
Politici e Governo che, oltre a fare leggi, dovrebbero essere in grado di farle rispettare attraverso controlli, verifiche fatte da chi, uomini ed Enti, hanno non solo il mandato, ma l’obbligo morale di vigilarne l’effettiva applicazione.
La pena come esempio ci spaventa, perché essa deve essere sempre giusta ed equa, non esemplare.
Il processo è e deve essere un rito di giustizia, celebrato secondo regole ferree e fredde e la giustizia deve essere sempre resa solo alla fine dei percorsi previsti come lo prevede la Costituzione italiana nel suo articolo 27, e nessuno può essere considerato colpevole fino alla condanna definitiva.
Noi non siamo né Avvocati, né Giudici e né tantomeno Magistrati, siamo solo uomini/donne, lavoratori/lavoratrici, sindacalisti che degli atti del processo e della sentenza di Torino conoscono poco o solo quello riportato dalla stampa.
Il nostro disagio e il nostro malessere è legato soprattutto a quanto contemplato dalle pene accessorie. Il sistema sanzionatorio di fatto non condanna solo individualmente gli imputati, ma coinvolge l’intero Gruppo TK AST, il futuro dei lavoratori e della città di Terni.
Il dissequestro della Linea 5 legato alla soluzione finale del processo fino agli ultimi gradi di giudizio pregiudica, di fatto, il futuro dell’intero sito, che senza tale impianto non sarà in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati dei volumi, delle rese e della qualità ponendo Terni fuori mercato.
Dubbi ulteriori rimangono legati al sistema sanzionatorio aggiuntivo che impone a TK AST al rimborso di tutte le sovvenzioni pubbliche ottenute sino ad ora e all’esclusione di quelle future. Se tale disposizione dovesse risultare retroattiva il danno recato ai lavoratori, che in questi anni hanno ottenuto i benefici legati agli ammortizzatori sociali concessi a TK AST per la gestione della crisi e del riassetto industriale e produttivo, sarebbe un danno enorme e difficilmente quantificabile, compreso il ritorno dei benefici ottenuti da TK AST in materia di energia incentivata. Danni che da soli concorrerebbero alla chiusura definitiva del sito.
A breve ci potremmo trovare di fronte a scelte, da parte della multinazionale che sarà chiamata a fare, sulle sorti del sito ternano e che la città e gli stessi lavoratori non meritano per l’impegno profuso al fine di raggiungere i migliori obiettivi.
LA SEGRETERIA DELLA FIM CISL DI TERNI
LE RSU FIM DEL GRUPPO DI TK AST
LA RSU FIM DI ILSERV

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