Festival del Giornalismo, l’indignitoso sfruttamento delle penne precarie
di Isabella Rossi
“Il vero attacco alla libertà di stampa in questo paese è rappresentato dai ladri, da editori che vi rubano la vita e vi tengono in una condizione di schiavitù”. Duro affondo quello del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Jacopino, intervenuto domenica scorsa al Festival del Giornalismo, insieme a Roberto Natale, presidente della Fnsi, ad un incontro sullo spinoso tema del precariato delle penne.
Non è un segreto: l’editoria giornalistica italiana si regge sulle spalle di un’orda di collaboratori precari. Cinque euro, meno della paga di una badante, il prezzo medio di un articolo accordato dagli editori e l’epidemia è trasversale: da Nord a Sud. Non fanno eccezione nemmeno le testate di punta dell’editoria italiana. Dappertutto il comun denominatore è sempre lo stesso: lo sfruttamento, puntualmente sottaciuto per paura di ripercussioni, che impone rimborsi miseri per il lavoro giornalistico svolto dai collaboratori, copyrighter e free lance. Tutti lavoratori precari sconosciuti al grande pubblico ma linfa vitale di un sistema editoriale che si nutre impunemente dei sogni, delle speranze e del lavoro di migliaia di giornalisti e aspiranti tali.
Sulla situazione hanno fatto il punto Raffaella Cosentino, giornalista freelance, Francesca Ferrara, giornalista e blogger freelance e Paola Caruso, “giornalista precaria del Corriere”.
L’occasione di mettere il dito sulla piaga, l’ha offerta al Festival del Giornalismo l’incontro, tenutosi alla Sala Lippi di Unicredit, dal titolo: “Se cinque euro vi sembrano pochi per un futuro radiosissimo”.
Emblematico il caso di Paola che dopo anni in panchina alla redazione economia si è vista scippare il posto da un’altra persona. “I colleghi mi hanno detto tu non sarai mai assunta e ho deciso di iniziare la protesta assumendone il rischio”. Nonostante la minaccia arrivata la sera prima della protesta – riferisce Paola – “sono ancora lì ma rimarrò sempre una collaboratrice, non sarà mai inquadrata. Ma noi siamo una categoria, perché allora il collaboratore non c’è? Il precario in tutte le altre categorie viene assunto a tempo indeterminato nel giornalismo non è così. I collaboratori ad articolo uno sono pochissimi”.
Gravissimi i problemi nel rapporto con gli editori e nell’esercizio della libertà di stampa, ha riferito Roberto Natale che ha parlato di tanti conflitti d’interesse irrisolti nel mondo dell’editoria italiana. Servono leggi per migliorare il contratto e ottenere il lavoro autonomo nella contrattazione – secondo Natale -ma l’indebolimento contrattuale arriva anche dal sovrannumero di persone disposte a lavorare senza tutele. La tutela del lavoro autonomo e freelance insieme ad un “piano straordinario per l’uscita dal precariato” saranno i temi sottoposti al sottosegretario all’Editoria, Paolo Bonaiuti, con il quale è previsto un incontro oggi.

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