TORINO - C'e' un paradosso che avvolge la linea 5 dello stabilimento Thyssenkrupp di Torino, l'impianto su cui il 6 dicembre 2007 si sviluppo' l'incendio che uccise i sette operai. L'azienda, due giorni fa, ha convinto la Corte d'Assise di Torino a ordinarne il dissequestro, ma per prenderne possesso deve rinunciare al processo d'appello: la sentenza di primo grado, in questo caso, diventerebbe definitiva, e per gli imputati - tra cui l'ad Herald Espenhahn - si aprirebbero subito le porte del carcere.

La linea 5 si trova ancora nel punto esatto della tragedia, a Torino, isolata all'interno dei capannoni che fino al 2008 ospitavano la filiale subalpina dell'acciaieria. Nel corso degli anni i difensori avevano chiesto varie volte il dissequestro. La Thyssenkrupp intende trasferire l'impianto a Terni e rimetterlo in funzione, pero' potra' farlo solo quando la sentenza diventera' esecutiva: in caso di ricorso in appello, tutto dovra' essere ricmandato.

Ci sono - spiega una fonte a Palazzo di Giustizia di Toirno - delle esigenze processuali. La linea deve restare al suo posto perche' non si puo' escludere che in appello venga disposta una perizia o sorgano situazioni che rendano necessario qualche nuovo accertamento. Il ricorso in appello, se evitera' ai sei indagati di essere colpiti dall'ordine di carcerazione, lascera' - a meno di colpi di scena - la linea 5 al posto che occupa ancora.
 

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