In tempi in cui l'appannaggio di una poltrona o anche di uno strapuntino induce persino a rocamboleschi cambi di casacca c'è chi, con coerenza, abbandona cariche ed incarichi pubblici laddove non sussistano più le condizioni per perseguire il bene comune.
La scelta è a maggior ragione significativa quando si parla di un bene comune per eccellenza come l'acqua, e chi lascia “la sedia” appartiene ad una formazione politica che una “porcata” di sistema elettorale priva della dovuta rappresentanza istituzionale.

Veniamo ai fatti. Domenico Di Falco componente del CdA dell'ARIN SpA, soggetto gestore del servizio idrico napoletano, indicato da Rifondazione Comunista e dalla Federazione della Sinistra, si dimette dall'incarico perché la sua forza politica considera assurdo che sia un soggetto giuridico di diritto privato, sebbene di proprietà degli Enti locali, a gestire un bene comune e ad assicurare un diritto umano ai cittadini, e lui stesso non trova coerente fare l'amministratore di una Società per azioni. Una società di capitali, per quanto gestita virtuosamente, non può avere infatti un adeguato carattere democratico e trasparente per un fine così alto.

In realtà Domenico De Falco, da quando ha assunto l'incarico 8 mesi or sono, si è prodigato dall'interno con in ogni mezzo ed iniziativa possibile, in sinergia con l'impegno della FdS nell'ambito dell'oramai “moribonda” amministrazione comunale partenopea, per raggiungere l'obiettivo della trasformazione dell'ARIN in un'azienda di natura pubblica; ma dopo che la sentenza della Corte Costituzionale 325/10 ha sbarrato la strada a questo percorso, affermando l'impossibilità per gli enti locali di escludere la rilevanza economica del servizio idrico, ha preso atto che la sua permanenza avrebbe legittimato una forma di gestione eticamente oltre che democraticamente incompatibile.

Ma la FdS e De Falco non si danno certamente per vinti: la strada maestra su cui concentrare le proprie energie, comprese quelle risparmiate con la scelta in questione, è il successo del referendum per escludere l'acqua dal mercato e bandire il profitto dall'acqua!
Sono certo che una scelta come questa faccia bene al referendum perché con un atto di coerenza, che ci parla di un'altra politica come quella che ha caratterizzato tutto il percorso del forum dei movimenti per l'acqua, si richiama l'attenzione di un'opinione pubblica scientificamente distratta dal referendum sullo straordinario valore dei suoi contenuti e sull'importanza della democrazia e della trasparenza nella gestione dell'acqua ai fini della sua fruizione solidale.

Accompagnare con la mia presenza fisica questo piccolo ma significativo gesto politico mi appare di buon auspicio per inaugurare il mio mandato di portavoce della Federazione. Esso è coerente con i contenuti e le forme del percorso politico alle mie spalle e soprattutto con l'idea di Federazione che vorrei coltivare insieme ai tanti compagni che come me ritengono indispensabile, per trasformare la società, coniugare i nostri fini con i mezzi ed i comportamenti.

Massimo Rossi
Portavoce nazionale della Federazione della Sinistra

Fonte: controlacrisi.org

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